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12 ottobre 2011

I vescovi: "Regolarizzare chi lavora"

Miglio (Cei): "Tanti hanno già un’occupazione eppure continuano ad essere clandestini. Favorire contatti tra i migranti e i familiari rimasti in patria" Roma – 11 ottobre 2011 - - Il bene dell'Italia "non può prescindere da quello dell'Europa" e, in particolare, dalla situazione dei Paesi da dove arrivano molti immigrati. E' il messaggio che monsignor Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato per le Settimane Sociali dei cattolici italiani, lancia da Chisinau in apertura della prima Settimana Sociale dei cattolici moldavi, che si chiuderà sabato prossimo. "Nel corso della nostra ultima Settimana Sociale, a Reggio Calabria, uno dei punti di riflessione - ricorda monsignor Miglio in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa - era 'includere le nuove presenze', pensando agli immigrati e ai loro figli nati in Italia, e al bisogno che la nostra società ha di loro. Qui, invece, si vede la realtà migratoria da parte delle famiglie, delle donne che vanno a lavorare all'estero lasciando marito e figli". La Moldova e' il Paese più povero dell'Est europeo e un quarto della sua popolazione è emigrato, soprattutto in Italia. L’esponente della Cei invita pertanto ad "avere un senso di responsabilità verso questo Paese" e sottolinea la necessità di "una promozione di politiche familiari a vasto raggio, che riguardi non solo i Paesi dell'Unione europea ma tutto il continente". Miglio chiede poi di "favorire con tutti i mezzi possibili contatti più frequenti tra chi emigra e i familiari rimasti a casa", anche agendo sul "lavoro sommerso”. Si dovrebbe quindi facilitare “ la regolarizzazione di tanti che un lavoro ce l'hanno, magari come badanti nelle nostre famiglie, eppure continuano ad essere 'clandestini'".

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