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7 dicembre 2011

Permessi di soggiorno. La manovra Monti conferma: “Col cedolino si può lavorare”

Il decreto-legge del governo modifica il Testo Unico sull’immigrazione, spiegando che chi ha chiesto il rilascio o il rinnovo del permesso è un immigrato regolare fino a prova contraria. Se la Polizia boccia la domanda, dovrà avvisare il datore di lavoro

 Roma – 6 dicembre 2011 –Il decreto "salva Italia" appena varato dal governo Monti sancisce una volta per tutte che chi attende il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno è a tutti gli effetti un immigrato regolare. Quindi può essere assunto come tutti gli altri cittadini stranieri che hanno un permesso valido.
Dal 2006, grazie a una direttiva dell’allora ministro dell’interno Giuliano Amato, si prova a dare valore al cosiddetto cedolino, la ricevuta che rimane per mesi nelle tasche di chiede un permesso di soggiorno o prova a rinnovarlo. Se gli uffici della pubblica amministrazione hanno imparato faticosamente a riconoscerla, non si può dire lo stesso per aziende e famiglie, che spesso dubitano di poter assumere chi ha un permesso scaduto.

A toglierle dall’imbarazzo arriva una modifica al testo Unico sull’Immigrazione. È inserita nell’articolo 40 della nuova manovra economica, tra le misure dedicate alla “Riduzione degli adempimenti amministrativi per le imprese”.

Nel testo definitivo firmato oggi da Napolitano si legge che “in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno il lavoratore straniero può legittimamente soggiornare nel territorio dello Stato e svolgere temporaneamente l’attività lavorativa”. Questo vale “fino ad eventuale comunicazione dell’Autorità di pubblica sicurezza, da notificare anche al datore di lavoro, con l’indicazione dell’esistenza dei motivi ostativi al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno”.
Per usufruire di questa possibilità, il lavoratore deve aver chiesto il primo rilascio del permesso quando ha firmato il contratto di soggiorno oppure deve aver presentato domanda di rinnovo entro sessanta giorni dalla scadenza del documento. Naturalmente, per dimostrarlo, potrà esibire la ricevuta della richiesta, sulla quale è stampata la data.

La novità non è un’idea di Monti o degli altri Professori, ma era già entrata un paio di mesi fa nella bozza del famoso e travagliato decreto sviluppo che il governo Berlusconi non riuscì a varare. Ora però diventa finalmente legge, dando una sicurezza in più a centinaia di migliaia di immigrati che hanno in tasca il cedolino.

Elvio Pasca
Stranieriinitalia.it

Padova. Ecco i sedici rappresentanti degli immigrati

Sono i membri della Commissione eletta a fine novembre da quattromila residenti extracomunitari. Darà loro voce in consiglio comunale e nei quartieri

Roma – 6 dicembre 2011 – Sono nati in dieci paesi diversi, per un terzo sono donne e hanno un’età media di trentanove anni i sedici membri della “Commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri” di Padova. Le nomine sono state ufficializzate qualche giorno fa e sono il risultato delle elezioni che a fine novembre hanno portato alle urne quasi quattromila immigrati. La “Commissione” darà voce ai residenti extracomunitari nell’amministrazione cittadina, perché potrà presentare proposte proprie o esprimere pareri su quelle all’esame dei vari organismi che governano il Comune. Il Presidente o il Vice Presidente della Commissione parteciperà infatti al Consiglio comunale, mentre suoi membri delegati prenderanno parte ai lavori delle Commissioni Consiliari e dei Consigli di Quartiere.

 Ecco la lista degli eletti

 1. Azakay Brahim, Marocco (M, 1973)
2. Bhuiyan Jahangir, Bangladesh (M, 1979)
3. Cenolli Egi, Albania (F, 1986)
4. Deligente Manalo Kristine Bernadette, Filippine (F, 1990)
5. Dumbravanu Nicolae, Moldavia (M, 1976)
6. Hannou Youssef, Marocco (M, 1985)
7. Lumban Avenido Melvin, Filippine (M, 1971)
8. Martynyuk Halyna, Ucraina (F, 1959)
9. Nagara Abdeljalil, Tunisia (M, 1966)
10. Ogaraku Achinike Matthew, Nigeria (M, 1964)
11. Ogbomo Usunobum Stella, Nigeria (F, 1972)
12. Shah Selim, Bangladesh (M, 1978)
13. Silva Andaradige Shehan Manoj, Sri Lanka (M, 1970)
14. Ungamandadige Sajith Francis Fernando, Sri Lanka (M, 1960)
15. Vergara Elizabeth Imperial, Filippine (F, 1956)
16. Xia Jing Wen, China (M, 1965).

Fonte: Stranieriinitalia.it

30 novembre 2011

“Arte. Un ponte tra culture” . Sabato 3 dicembre visite guidate al Duomo di Milano e al Museo S. Giulia di Brescia

Extrabanca a fianco dell’associazione Amici del FAI per il progetto “Arte. Un ponte tra culture” dedicato ai cittadini di origine straniera. Sabato 3 dicembre visite guidate al Duomo di Milano e al Museo S. Giulia di Brescia.

 Extrabanca aderisce al progetto “Arte. Un ponte tra culture”, che attraverso la diffusione dell’arte e della storia locale tra i nuovi cittadini mira a favorire la conoscenza reciproca e lo sviluppo di un comune sentimento di appartenenza e di identità.

Sabato 3 dicembre i clienti di Extrabanca sono invitati gratuitamente a due visite guidate:
- al Duomo di Milano
- al Museo Santa Giulia di Brescia, dove è stata recentemente aperta una mostra di abiti di uno dei maestri della moda italiana: Roberto Capucci.

L’iniziativa nasce dal comune desiderio e impegno di Extrabanca e degli Amici del FAI di favorire il processo di autorealizzazione degli stranieri, sia a livello socio economico sia di inclusione sociale.

“L’arte italiana è patrimonio di tutto il mondo. Conoscerla significa riscoprirne le radici che affondano non solo nella storia del nostro Paese ma anche delle civiltà straniere che hanno contribuito a formarla e a innovarla.

Opere come il Monastero di Santa Giulia e il Duomo ci ricordano che anche in passato la nostra identità nazionale è stata il frutto dell’assimilazione e del confronto con il mondo esterno in un vasto crocevia di differenze e di dialoghi – ha dichiarato Giuseppina Archetti, Presidente dell’Associazione Amici del FAI – La partecipazione di Extrabanca al progetto mostra ancora una volta quanto il processo di integrazione non possa e non debba essere letto esclusivamente in termini di numeri statistici, bensì valorizzandone l’aspetto sociologico e culturale.”

Extrabanca è il primo istituto di credito in Italia dedicato ai cittadini stranieri residenti in Italia che si propone come punto di riferimento per cogliere, comprendere e soddisfare le loro esigenze e richieste di servizi bancari e contribuire così alla promozione e all’accelerazione dello sviluppo degli operatori economici multiculturali. L’azionariato di Extrabanca comprende la fondazione Cariplo e Assicurazioni Generali, oltre a numerosi imprenditori.

L’Associazione Amici del FAI è nata e opera in armonia con il FAI - Fondo Ambiente Italiano, allo scopo di
diffondere la conoscenza del nostro patrimonio culturale e tutelare e valorizzare i beni e l’ambiente naturale italiano. Negli ultimi anni si è impegnata per diffondere l’arte e la cultura italiana tra i nuovi cittadini che ,vivono e lavorano tra di noi per favorire una migliore e comprensione reciproca.

Cancellieri: "Immigrati risorsa, come faremmo senza di loro?"

Il neo ministro dell’Interno: "L'immigrazione va favorita nell'ambito delle leggi. Molte aziende, anche e soprattutto al Nord, esistono grazie ai lavoratori stranieri"
Roma – 30 novembre 2011 – "Primo: le leggi vanno rispettate, assolutamente, senza alcun tipo di flessione. Non ci possono essere  altre Rosarno. Secondo: l'immigrazione va favorita nell'ambito appunto delle leggi. Chi viene da Paesi lontani va considerato una risorsa, sempre".

Sono i due principi che guideranno l’azione sull’immigrazione del nuovo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, come lei stessa ha spiegato oggi in un'intervista al quotidiano 'Il Mattino'.

Secondo la responsabile del Viminale, "un grande Paese, come e' l'Italia, deve favorire gli immigrati, aiutano il sistema a crescere''. “Molte aziende, anche e soprattutto al Nord, esistono grazie agli immigrati. Pensi solo per un attimo alle stalle in Emilia Romagna o alle concerie in Veneto, zone che conosco – spiega all’intervistatore - perche' ci ho lavorato da prefetto".

"Come faremmo – chiede infine Cancellieri - senza di loro?".

23 novembre 2011

"Una follia che i figli di immigrati nati qui non siano italiani"

"Non credo che in pochi giorni il mare in tempesta sia diventato una tavola. E' un po' incrinato, un po' mosso, ma credo ci siano maggiori possibilità di dialogo e confronto fra gli schieramenti", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale  

Roma, 22-11-2011 "E' una assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani. Non viene riconosciuto loro un diritto fondamentale". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante l'incontro con la federazione delle chiese evangeliche al Quirinale, incalza il Parlamento sulla questione dei diritti di cittadinanza per i figli degli immigrati.  

Italia vecchia, serve linfa vitale Per Napolitano il tema va affrontato nella consapevolezza della necessita' di "acquisire anche nuove energie in una società per molti versi invecchiata se non sclerotizzata".  

Segnali nel Governo Monti Il capo dello Stato ha inoltre ricordato il significato della nomina di Andrea Riccardi a ministro, secondo una denominazione ufficiale che richiama la cooperazione internazionale ma anche "l'integrazione nella societa' e nello Stato italiano".  

Acque agitate ma... Napolitano fa poi una riflessione sul miglioramento della situazione politica nel nostro paese con la nascita del governo Monti. "Non penso che il mare tempestoso in cui fino a ieri ci siamo mossi sia tutto a un tratto sia diventato una tavola - ha detto il presidente della Repubblica - avremo ancora un mare incrinato, mosso, ma credo che ci siano le condizioni per una maggiore obiettività del confronto tra gli schieramenti politici". Secondo Napolitano, "ora si apre un campo di iniziativa maggiore che in passato", anche perché "ora c'è una distinzione più netta tra il governo e il Parlamento: il governo ha dei campi a sé riservati in cui il Parlamento si propone di non intervenire e viceversa".

21 novembre 2011

Carta di soggiorno. Come funziona il test di italiano?

Buongiorno, vorrei richiedere il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo. Sono in possesso dei requisiti, ma mi servirebbero informazioni sul test di lingua italiana 18 novembre 2011 - Il cittadino extracomunitario che presenta l’istanza per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo (articolo 9 del d.lgs. 286 del 1998), deve dimostrare di conoscere la lingua italiana.

Per dare questa dimostrazione lo straniero deve essere in possesso di specifici titoli che attestino la conoscenza della lingua italiana oppure deve effettuare un test di verifica. Sul sito del Ministero dell’Interno (www.interno.it), alla sezione immigrazione, sono disponibili i moduli per effettuare la richiesta telematicamente e brochure informative sulle modalità di svolgimento test.  

Le fonti normative Con il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010 è stata disciplinata la modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Il Ministero dell’Interno ha poi ulteriormente specificato le modalità di svolgimento del test con la circolare n. 7589 del 16 novembre 2010.  

Chi deve svolgere il test Il test deve essere svolto dai cittadini extracomunitari in possesso dei requisiti per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo e che abbiano compiuto i 14 anni di età.
 
Soggetti esonerati dell’effettuazione del test Alcuni soggetti sono esonerati dallo svolgimento del test. Si tratta di coloro che: 1) siano in possesso di titoli che certifichino la conoscenza della lingua italiana non inferiore ad un livello A2 del QCER rilasciati dagli enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri e da quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che sono: Università degli Studi di Roma TRE, Università per stranieri di Perugia, Università per stranieri di Siena e Società Dante Alighieri. Oppure rilasciati da Centri provinciali per l'istruzione degli adulti di cui all'art. 1, comma 632, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Il QCER è l’acronimo per Common European Framework of Reference for Languages, (che tradotto in italiano è il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue) e rappresenta una linea guida impiegata per descrivere le abilità conseguite da chi studia una lingua straniera europea. Il QCER è articolato in 6 livelli - A1, A2, B1, B2, C1 e C2 – che costituiscono i parametri per valutare il livello di competenza linguistica. 2) che abbiano conseguito il diploma di scuola secondaria di primo o secondo grado presso un istituto scolastico appartenente al sistema italiano di istruzione oppure che frequentino di corsi universitari, master o dottorati presso le Università italiane). 3) siano in possesso di un’attestazione che dimostri che lo straniero è entrato in Italia regolarmente e svolga una delle attività previste dall’art. 27 d.lgs. 286 del 1998 comma 1 lett. a) c) d) e) q). Un ulteriore esonero è possibile per coloro che siano affetti da gravi limitazioni della capacità di apprendimento linguistico derivanti dall’età, da handicap o di patologie che siano certificati da una struttura sanitaria pubblica. Se lo straniero è in possesso di uno dei titoli o delle certificazioni succitate può richiedere il Permesso di soggiorno per lungo periodo allegando alla domanda la copia autentica di tali documenti. Nel caso delle attività previste art. 27 lo straniero allega alla documentazione richiesta per il rilascio del permesso di soggiorno una dichiarazione sul titolo di esonero posseduto. Nel caso di gravi patologie deve essere allegata la certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria. Nel caso in cui lo straniero non sia in possesso di uno dei titoli indicati, prima di poter richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, è necessario che svolga il test di conoscenza di lingua italiana (livello A2).  

La procedura per effettuare il test Il procedimento si articola in 4 fasi. Presentazione della domanda; Convocazione per lo svolgimento del test da parte della Prefettura; Svolgimento del test; Verifica esito del test per il rilascio del titolo di soggiorno da parte della Questura.  

Presentazione della domanda La domanda deve essere inoltrata telematicamente alla Prefettura. E’ necessario collegarsi al sito internet del Ministero dell’Interno. Dall’home page selezionare il link “immigrazione”. Poi cliccare su test di lingua italiana per permesso di soggiorno di lungo periodo, scaricare il software necessario per richiedere il modulo e compilare successivamente al modulo per effettuare la richiesta. Nel modulo vanno indicati i dati del richiedente, gli estremi del permesso di soggiorno posseduto, la residenza, i recapiti e và indicato l’indirizzo dove si desidera che la convocazione sia inviata.  

Convocazione per lo svolgimento del test La Prefettura, competente in base al domicilio del richiedente, acquisita la domanda effettua dei controlli che riguardano l’età (lo straniero deve avere più di 14 anni), il possesso del permesso di soggiorno e l’assenza di altra prenotazione. Effettuati questi controlli e verificato che tutto è in regola, invia allo straniero, entro 60 giorni dalla richiesta, la lettera di convocazione per lo svolgimento del test, all’indirizzo indicato nella domanda. Se vi sono degli errori nella compilazione della domanda la Prefettura invia una richiesta di rettifica delle informazione ed invita ad un nuovo invio della domanda.  

Svolgimento del test Il cittadino extracomunitario, ricevuta la lettera di convocazione, deve recarsi presso il luogo indicato per lo svolgimento del test. Il test viene effettuato mediante sistemi informatici, però se lo straniero lo richiede, per specifiche esigenze, il test può essere svolto anche in modalità cartacea. Affinchè il test possa considerarsi superato, lo straniero deve rispondere esattamente almeno all’80% delle domande. Solo qualora il test abbia esito positivo, può essere presentata la domanda per il permesso di soggiorno di lungo periodo altrimenti, il test deve essere ripetuto. Gli esiti del test, (che possono essere consultati sul sito web http://testitaliano.interno.it ) vengono registrati nella banca dati del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ed inviati alle Questure. Per ogni problema sul sito del Ministero dell’Interno è previsto un servizio di aiuto (help desk) accedendo al quale, lo straniero può richiedere e ricevere informazioni indicando i propri recapiti e la propria e-mail.  

Verifica della Questura Infine, la Questura, alla quale sono stati inviati i risultati del test, in presenza di tutti i requisiti per ottenere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, e verificato il risultato del test, convoca lo straniero per il rilascio del titolo di soggiorno.
 
Avv. Andrea De Rossi

Idv: "Immigrati sono risorsa per l'Italia, governo lavori a integrazione"

''Occorre che l'esecutivo dimostri che non esiste soltanto l'Europa delle banche e dei mercati, ma anche l'Europa degli esseri umani" ROMA, 18 novembre 2011 - ''Le forze politiche e i gruppi parlamentari facciano la loro parte e forniscano una risposta di civilta', in uno spirito di collaborazione istituzionale con il governo, per il riconoscimento dei diritti dei figli di immigrati che nascono in Italia, che ormai rappresentano il 20% del numero complessivo dei nati ogni anno''. E' quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, firmatario di un disegno di legge per il riconoscimento dei diritti dei figli di immigrati nati in Italia. ''Occorre che l'esecutivo dimostri - ha spiegato Orlando - che non esiste soltanto l'Europa delle banche e dei mercati, ma anche l'Europa degli esseri umani. Gli immigrati rappresentano un'importante e insostituibile risorsa per il nostro Paese e occorre favorirne maggiormente l'integrazione''.

15 novembre 2011

«Immigrati linfa vitale per il Paese»

Napolitano chiede la cittadinanza per «i nuovi italiani» Sul lavoro «alt a raccomandazioni e favoritismi» MILANO - Nella girandola di consultazioni e appuntamenti cruciali per la vita della Repubblica, Giorgio Napolitano ha voluto mantenere l'impegno con i «nuovi italiani» - i cittadini «di origine immigrata» che a 18 anni scelgono la cittadinanza italiana - che si è svolto al Quirinale martedì mattina, nell'ambito delle iniziative per il 150 anni dell'unità. Il presidente della Repubblica è tornato in questa occasione ad affrontare il problema della cittadinanza dei molti immigrati che ormai da anni risiedono nel nostro Paese, affermando che rappresentano «una grande fonte di speranza» per l'Italia e servono anche loro a sostenere «il fardello del debito pubblico». E ha invitato «a riflettere su una possibile riforma delle modalità e dei tempi dell'assegnazione della cittadinanza». A questo proposito, ha ricordato la convergenza tra le forze politiche che già si era registrata alla Camera sull'argomento nel gennaio 2010. I figli di immigrati nati in Italia sono oltre mezzo milione, quelli che studiano nelle nostre scuole sono 700 mila, ma ancora pochi ottengono la cittadinanza. FONTE DI SPERANZA - Il presidente ha ricordato che senza di loro l'Italia oltre ad essere più vecchia «avrebbe meno potenzialità di sviluppo». «Sono convinto che i bambini e i ragazzi venuti con l'immigrazione facciano parte integrante dell'Italia di oggi e di domani», ha detto Giorgio Napolitano, aggiungendo che chi non capisce la portata del «fenomeno migratorio» e quanto servano gli immigrati all'Italia non sa guardare «alla realtà e al futuro». IL LEGAME CON LE ORIGINI - Dopo aver ricordato che in 20 anni, tra il 1991 e oggi la presenza dei residenti straniera è aumentata di 12 volte, il presidente ha rilevato che però «gli immigrati che sono diventati cittadini sono ancora relativamente pochi». «All'interno dei vari progetti di riforma delle norme sulla cittadinanza, la principale questione rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi», ha detto Napolitano. «Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identità». Napolitano è andato anche oltre, rivendicando per i giovani di origine immigrata non soltanto la cittadinanza, ma anche il legame con la loro cultura originaria. «L'importante - ha detto ancora Napolitano - è che vogliano vivere in Italia e contribuire al benessere collettivo condividendo lingua, valori costituzionali, doveri civici e di legge del nostro paese». LE REAZIONI - Il discorso di Napolitano è stato accolto positivamente dal Pd, che con Walter Veltroni ha chiesto di varare subito una legge sulla cittadinanza in Parlamento, e dall'Udc, ma anche dal sindacato Cisl. Intanto, prosegue la campagna «L'Italia sono anch'io», lanciata a giugno da un cartello di associazioni e sindacati che punta a riformare la legge sulla cittadinanza e riconoscere il diritto di voto, almeno a livello locale, di circa 5 milioni di immigrati regolari presenti in Italia. ALT A RACCOMANDAZIONI - Per il presidente è «indispensabile rimettere in moto - anche per nuovi italiani - l'ascensore sociale a lungo bloccato, mettendo al centro il merito che significa non solo equità, ma anche crescita» e per questo bisogna superare la logica «delle raccomandazioni» dando più spazio «alle capacità personali». L'Italia, ha detto il capo dello Stato, «deve diventare il più rapidamente possibile un Paese aperto ai giovani, deve offrire opportunità non viziate da favoritismi e creare per il lavoro sistemi assunzione trasparenti» che smentiscano «la convinzione che le raccomandazioni servano più dell'impegno personale». Le famiglie e lo Stato, ha aggiunto, «devono credere e investire nella formazione e nell'istruzione». Alla cerimonia al Quirinale erano presenti anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che negli anni passati ha appoggiato la battaglia parlamentare per dimezzare i tempi della cittadinanza e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Redazione online

12 novembre 2011

Liguria: si rinnova la consulta dell'immigrazione

Il termine ultimo per la presentazione delle domande e' il 31 dicembre. Al termine della procedura tutte le associazioni partecipanti saranno convocate in un'assemblea su base provinciale per lo svolgimento delle operazioni di voto Genova, 11 novembre 2011 La Consulta regionale ligure dell'immigrazione cambia faccia e si prepara a rinnovare una parte dei suoi membri. La Giunta regionale ha infatti approvato, su proposta dell'assessore all'immigrazione, Enrico Vesco, le modalita' per la designazione dei 12 rappresentanti dei cittadini stranieri immigrati su un totale di 34 esponenti che partecipano a titolo gratuito. Le associazioni rappresentative delle comunita' di immigrati che operano in Liguria, da almeno un anno, potranno presentare agli uffici regionali il proprio atto costitutivo, lo statuto e una relazione sulle attivita' svolte nell'ultimo anno. Insieme alla documentazione ogni associazione potra' presentare una sola candidatura, allegando il curriculum vitae. Potranno essere candidati i cittadini di stati non appartenenti all'Unione Europea, i richiedenti asilo e i rifugiati che abbiano raggiunto la maggiore eta' e siano regolarmente residenti in Liguria. Il termine ultimo per la presentazione delle domande e' il 31 dicembre. Al termine della procedura tutte le associazioni partecipanti saranno convocate in un'assemblea su base provinciale per lo svolgimento delle operazioni di voto. Costituita dalla Giunta regionale nel 2007 la consulta regionale per l'immigrazione e' un organismo chiamato ad esprimere pareri, a formulare proposte in tutti gli ambiti di intervento che coinvolgono l'immigrazione e a elaborare iniziative e strategie sulle problematiche inerenti la presenza degli stranieri in Liguria.

11 novembre 2011

Colf e badanti. I contributi si controllano online

Con Messaggio del 7 novembre 2011 l’ Inps ha reso noto il nuovo servizio online per la consultazione dell’estratto contributivo relativo a rapporti di lavoro domestico. Ecco come fare

Roma - 10 novembre 2011 - Da qualche giorno, i datori di lavoro domestico possono accedere al sito internet dell’Inps, www.inps.it e visualizzare l’elenco dei rapporti di lavoro in essere e quelli cessati negli ultimi cinque anni, con le informazioni relative ai contributi.

Il servizio è disponibile per tutti gli utenti registrati ai servizi online dell'Inps (è necessario il pin). Dalla home page di www.inps.it bisogna seguire questo percorso: Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con CNS – Servizi rapporto di lavoro domestico – Estratto contributivo.

Si ricorda che l’estratto contributivo non ha valore certificativo ma dettaglia i pagamenti registrati negli archivi dell'Inps. In caso di periodo contributivo mancante è possibile inserire il motivo di sospensione dell'obbligo contributivo (maternità, permesso non retribuito, periodo di malattia superiore a quello riconosciuto nei CCNL come retribuito) o i dati identificativi del versamento: data, importo, modalità (bollettino c/c, Mav, on line/carta di credito , reti amiche).

Scarica messaggio INPS

10 novembre 2011

Domande? Linea Amica Immigrazione risponde…

Informazioni e supporto gratuito a cittadini stranieri in Italia e datori di lavoro. Per telefono (803.001 o 06828881) e sul web

Gli immigrati sono tra gli utenti che hanno maggior bisogno di assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione. Sin dal primo giorno in cui arrivano in Italia devono confrontarsi con i diversi uffici per avviare e seguire le pratiche necessarie: chiedere il permesso di soggiorno , iscriversi al servizio sanitario nazionale, convertire la patente presa nel proprio paese, o qualsiasi altra necessità legata alla loro permanenza e integrazione.

“Che fine ha fatto la mia richiesta di regolarizzazione?”, “Come si rinnova il permesso?”, “Quando posso chiedere la cittadinanza?”, “Quale procedura seguire per farmi raggiungere da un familiare?”. Per rispondere all'esigenza è nata Linea Amica Immigrazione, il contact center che fornisce informazioni e assistenza a cittadini stranieri e italiani sui temi dell’immigrazione e sui rapporti con la pubblica amministrazione.

Dal telefono fisso si può chiamare gratuitamente l’803.001 selezionando l'opzione 3 (dal cellulare il numero è lo 06828881, al costo di una chiamata urbana). Il servizio è gratuito, è disponibile in 5 lingue oltre all'italiano (inglese, francese, spagnolo, russo e cinese) e risponde dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00. In altri orari e durante il week end si può lasciare un messaggio in segreteria telefonica per essere ricontattati. Si può fare in alternativa una richiesta via internet all’indirizzo www.lineaamica.gov.it alla sezione “chiedo assistenza”.

Ogni operatore ha una formazione specifica sul tema dell’immigrazione, ma naturalmente c’è domanda e domanda e le risposte possono essere più o meno complesse. È sufficiente fare una telefonata per sapere, ad esempio, dove si chiede il codice fiscale, quale procedura è necessaria per il rinnovo dei diversi permessi di soggiorno, ma, per verificare perché una pratica è ferma da troppo tempo, Linea Amica dovrà contattare l’ufficio che se ne occupa e in questo caso i tempi di risposta si allungano.

Il servizio prevede quindi due livelli: nella maggior parte dei casi la risposta è immediata, nei casi in cui è necessario un approfondimento con l'amministrazione Linea Amica Immigrazione approfondisce il problema e richiama l’interessato quando ha individuato una soluzione, nella maggioranza dei casi entro un paio di giorni.

8 novembre 2011

“Gli immigrati? Ecco perchè sono un valore economico per la società”

Sono il 9,1% degli occupati, dichiarano 40 miliardi di € e pagano 6 miliardi di € di Irpef. Sono però più poveri degli italiani. Il Rapporto della Fondazione Moressa Roma – 8 novembre 2011 - Gli immigrati rappresentano una risorsa per il territorio nazionale. In Italia si contano oltre 2 milioni di lavoratori stranieri (il 9,1% del totale degli occupati), in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 40 miliardi di € (pari al 5,1% del totale dichiarato) e pagano di Irpef quasi 6 miliardi di € (pari al 4,1% del totale dell’imposta netta). Sono, però la parte di popolazione che maggiormente ha subìto gli effetti negativi della crisi (il tasso di disoccupazione straniero è passato dall’8,5% del 2008 all’11,6% del 2010), mostrano livelli di povertà più elevati (il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà) e le loro retribuzioni sono inferiori di 300 € rispetto ai lavoratori italiani. Questi alcuni dei risultati raccolti nel Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione 2011 (qui un abstract) realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dal Ministero degli Affari Esteri, presentato oggi presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca nel convegno “Gli stranieri: quale valore economico per la società?”. Il mercato del lavoro. Dal 2008 al 2010 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione straniera di 3,5 punti percentuali passando dall’8,1% all’11,6% e raggiungendo 274mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel biennio considerato un nuovo disoccupato su quattro ha origini straniere. Per quanto riguarda gli occupati (che sono oltre 2 milioni di soggetti), per la maggior parte si tratta di lavoratori dipendenti (86,0%), giovani, inquadrati come operai (89,9%), dalla bassa qualifica professionale, nel settore del terziario (51,3%) e in aziende di piccola dimensione (il 53,4% lavora in imprese con meno di 10 persone). Retribuzioni dei dipendenti. Un dipendente straniero guadagna al mese (dato quarto trimestre 2010) una cifra netta di 987€, quasi 300€ in meno rispetto al collega italiano. Ha più possibilità di portare a casa una retribuzione più elevata l’immigrato che lavora nel settore dei trasporti (1.348 € al mese) a scapito di chi lavora nel settore dei servizi alle persone (724 € al mese), dove sono occupate maggiormente le donne. Redditi dichiarati e Irpef pagato. In Italia si contano complessivamente 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti ai redditi del 2009) che dichiarano oltre 40 miliardi di €: tradotto in termini relativi, si tratta del 7,9% di tutti i contribuenti e del 5,1% del reddito complessivo dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 € (7mila in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2009 i nati all’estero hanno pagato di Irpef quasi 6 miliardi di € (pari al 4,1% dell’intero Irpef pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.810 € a testa. Ma gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi: infatti il 64,9% dei nati all’estero che dichiara redditi paga effettivamente l’Irpef, contro il 75,5% dei nati in Italia. Livelli di povertà. Il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2008), contro il 12,1% delle famiglie italiane. Il reddito percepito non permette loro di risparmiare, dal momento che i consumi superano, anche se di poco, le entrate familiari. Entrate che provengono per il 90% da lavoro dipendente e che vengono destinate, tra le altre cose, al pagamento dell’affitto, dal momento che appena l’11,3% delle famiglie straniere è proprietaria dell’abitazione di residenza. Disagio economico. Le famiglie straniere dichiarano maggiori difficoltà economiche rispetto a quelle italiane (dati 2008): il 24,8% dice di arrivare a fine mese con molta difficoltà (contro il 16,7% di quelle italiane), il 24% è stata in arretrato con il pagamento delle bollette (vs 11,2%), il 58,8% non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 € (vs 30,2%) e il 52,6% non può permettersi una settimana di ferie (vs 38,6%). “La raccolta e l’analisi dei dati sull’impatto economico dell’immigrazione” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “permette di delineare un profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non faccia parte esclusivamente delle agende politiche sulla sicurezza ma che sia riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e competitività: in sostanza un valore economico per la società.”
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abstract del rapporto 

3 novembre 2011

Carta di soggiorno. Per i familiari non servono cinque anni di residenza

Il Tar del Piemonte ribalta l'intepretazione data finora da alcune Questure: l'anzianità quinquennale del permesso di soggiorno non risulta espressamente richiesto dalla norma. Leggi la sentenza Roma 3 novembre 2011 - Le fonti normative. L’articolo 9 del T.U. immigrazione (d.lgs. 286 del 1998), che disciplinava in passato la carta di soggiorno, è stato modificato, a seguito del recepimento da parte dell’Italia della direttiva europea n. 109 del 2003 (mediante il D.Lgs. n. 3 del 2007), che ha introdotto il Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, e prevede che “lo straniero in possesso, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità, che dimostra la disponibilità di un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e, nel caso di richiesta relativa ai familiari, di un reddito sufficiente secondo i parametri indicati nell'articolo 29, comma 3, lettera b) e di un alloggio idoneo che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge regionale per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica ovvero che sia fornito dei requisiti di idoneità igienico-sanitaria accertati dall'Azienda unità sanitaria locale competente per territorio, può chiedere al questore il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, per sè e per i familiari di cui all'articolo 29, comma 1.” L’articolo 29, richiamato dal citato articolo, regola il ricongiungimento familiare. Tra i familiari indicati al primo comma è indicato anche il coniuge non legalmente separato e di eta' non inferiore ai diciotto anni. Il comma 3 lettera b) dell’articolo 29 considera il reddito necessario ai fini del ricongiungimento familiare disponendo che questo deve essere non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale aumentato della metà dell'importo dell'assegno sociale per ogni familiare da ricongiungere. L’interpretazione dell’Amministrazione In alcuni casi, l’Amministrazione, anche se la norma di legge lo prevede espressamente, interpretando la direttiva in maniera restrittiva non rilascia, al familiare dello straniero che ha maturato il requisito per ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, lo stesso titolo di soggiorno se, anche il familiare non risiede legalmente in Italia da almeno cinque anni. Il requisito della permanenza in Italia per almeno 5 anni ha origine dalla stessa direttiva europea che al punto sei del preambolo prevede che “La condizione principale per ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo dovrebbe essere la durata del soggiorno nel territorio di uno Stato membro. Dovrebbe trattarsi di un soggiorno legale ed ininterrotto, a testimonianza del radicamento del richiedente nel paese in questione.” L’interpretazione del Tribunale Amministrativo Una recente sentenza del Tribunale Amministrativo del Piemonte (sentenza n. 1129 del 27 ottobre 2011), ribalta però tale interpretazione restrittiva. Nel caso di specie, si trattava di una richiesta di rilascio del permesso di soggiorno di cui all’articolo 9 del T.U. da parte di una cittadina albanese coniugata con un cittadino extracomunitario, che aveva richiesto ed ottenuto il permesso CE per soggiornanti di lungo periodo, per se e per i suoi figli. La Questura, aveva rigettato l’istanza motivando che la signora, non presentava il fondamentale requisito della permanenza regolare in Italia per almeno 5 anni. Inoltre, ad avviso della Questura, il rilascio del titolo di soggiorno di ex articolo 9 T.U. non sarebbe stato possibile in virtù dell’abrogazione del comma 4 dell’articolo 30 dello stesso T.U. ad opera del D.Lgs. 30 del 2007 (Il comma 4 abrogato prevedeva che “Allo straniero che effettua il ricongiungimento con il cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea, ovvero con straniero titolare della carta di soggiorno di cui all'articolo 9, è rilasciata una carta di soggiorno”). Presentato il ricorso avverso il provvedimento di rigetto, la ricorrente non contestava il fatto che non risiedesse in Italia da un quinquennio, ma che, avendo il coniuge raggiunto il requisito per ottenere il permesso di soggiorno CE soggiornanti di lungo periodo, anch’essa, in qualità di familiare come previsto dall’articolo 29, ne avesse diritto. I Giudici amministrativi, richiamando ulteriori pronunce (in particolare il Tar Emilia Romagna, sentenza n. 253 del 2009 e il Tar Umbria, sentenza n. 263 del 2009), in contrasto con l’interpretazione dell’Amministrazione, hanno ritenuto che, ferma restando la verifica dei requisiti da riferire al nucleo familiare (reddito sufficiente e alloggio adeguato), l'anzianità quinquennale del permesso di soggiorno non risulta espressamente richiesta dalla norma, per il coniuge o i figli minori conviventi per i quali pure sia stato richiesto il titolo. Inoltre, per quanto riguarda l’abrogazione del comma 4 dell’articolo 30, è stata ritenuta norma comunque non in contraddizione con la previsione della possibilità, per chi ne abbia i requisiti, di chiedere detto titolo "per sé e per i familiari di cui all'art. 29, comma 1" La conseguenza di tale assunti, è stata l’accoglimento del ricorso e l’annullamento del provvedimento del Questore da parte del Tribunale Amministrativo. Avv. Andrea De Rossi

Colf e badanti. 0,03 € l’ora per l’assistenza integrativa. Chi se ne ricorda?

Circa trecentomila iscritti alla Cas.Sa.Colf, eppure i versamenti sono obbligatori. Servono a pagare indennità per ricoveri e parti alle lavoratrici, ma anche un’assicurazione per i datori i lavoro in caso di infortunio Roma – 3 novembre 2011 – Tre centesimi per ogni ora di lavoro. Possono sembrare pochi, ma è quanto basta per dare qualche tutela in più, tra l’altro “obbligatoria”, a colf, badanti e datori di lavoro domestico. Dal luglio dello scorso anno è attiva Cas.Sa.Colf, che paga ai lavoratori indennità giornaliere in caso di ricovero, convalescenza e parto e il rimborso integrale dei ticket sanitari per alcune prestazioni specialistiche effettuate presso il Servizio sanitario nazionale. Per i datori di lavoro prevede invece fino a 50 mila euro di copertura assicurativa in caso di responsabilità civile per gli infortuni di chi cura le loro case o i loro cari. Si tratta di uno strumento previsto dal contratto collettivo di lavoro domestico e l’iscrizione è obbligatoria. Vuol dire che tutti i datori di lavoro domestico dovrebbero versare ogni tre mesi, insieme ai contributi previdenziali, 0.03 euro centesimi per ogni ora retribuita ( 0,01 euro sono a carico del lavoratore, quindi possono essere trattenuti dalla paga). Quanti se ne ricordano? “Finora abbiamo registrato 162 mila versamenti, considerato che riguardano datori e lavoratori stimiamo di avere circa trecentomila iscritti. Contiamo però di arrivare a mezzo milione entro Natale” rivela a Stranieriinitalia.it Bruno Perin, Presidente della Cas.Sa.Colf. “Registriamo una situazione un po’ a macchia di leopardo, con molte iscrizioni, per esempio, in Lombardia o Piemonte, e dati sottodimensionati nel Lazio o in Campania”. Il meccanismo dei versamenti, certo, non aiuta. Sui bollettini trimestrali dei contributi bisogna infatti inserire nella casella “C.ORG” il codice “F2” mentre nel campo “importo” va il risultato della moltiplicazione delle ore retribuite nel trimestre per € 0,03. Abbastanza per mettere in crisi più di qualche datore di lavoro, alla faccia della tanto sbandierata semplificazione che dovrebbe contrastare il sommerso nel lavoro domestico. Non sarebbe stato più semplice alzare di tre centesimi l’importo orario dei contributi versati all’Inps, che poi avrebbe potuto fare le dovute divisioni? “Lo abbiamo chiesto, ma l’Inps ha detto che non è possibile. Anche perché i versamenti sono previsti dal contratto collettivo, non dalla legge” spiega il presidente di Cas.Sa.Colf. Questo significa che chi non li versa non rischia di trovarsi a casa gli ispettori dell’Inps, il lavoratore potrebbe però fargli causa per vedersi riconosciuti, ad esempio in caso di ricovero, le indennità garantite dalla Cassa. Perin, comunque, è ottimista. “Il risultato raggiunto finora è buono, soprattutto grazie al passaparola e all’opera di consulenti, caf e patronati, ma vogliamo far partire anche una campagna comunicazione. Operiamo in un settore particolare, con soggetti deboli, queste tutele sono importanti. La prossima volta che compilate i bollettini ricordatevi di Cas.Sa.Colf”. Elvio Pasca

30 ottobre 2011

Se gli immigrati vincono la corsa ai consumi

Tantissimi nuovi cittadini hanno preso d’assalto il nuovo megastore della Trony. Perché hanno la voglia, i mezzi e il coraggio di permettersi piccoli lussi. E aiutano anche il resto d’Italia a uscire dalla crisi Roma – 28 ottobre 2011 – C’è da chiedersi se faccia più notizia una città paralizzata dallo shopping o la scoperta che sono gli immigrati i protagonisti della corsa agli acquisti. Le cronache sull’inaugurazione del megastore Trony a Roma raccontano infatti che ieri c’erano soprattutto cittadini stranieri ad accalcarsi davanti alle vetrine e a uscire soddisfatti con le buste piene di televisori, smartphone e netbook. Per chi crede nella favoletta dell’immigrato povero e sfigato questo è un paradosso. Si incuriosisce, però, anche chi sa bene che le tasche dei cinque milioni di immigrati regolari che vivono in Italia non sono affatto vuote, però finora credeva che i loro redditi medio-bassi si esaurissero tra spese per il sostentamento, risparmi inviati in patria e impegni considerati più “seri”, come la rata del mutuo. In realtà, chi conosce a fondo questi consumatori non si stupisce affatto. “Sono giovani, hanno famiglia e un reddito stabile. Perché non dovrebbero spendere soldi? Nei loro acquisti sono oculati, ma proprio per questo motivo si affrettano a comprare quando ci sono offerte particolarmente convenienti” dice Giuseppe Albeggiani, amministratore di Etnocom, società specializzata in marketing e comunicazione interculturale. “Le catene distributive – aggiunge – conoscono l’importanza dei clienti immigrati, soprattutto se il loro posizionamento è basato sul prezzo, anche se questo è solo un acceleratore dell’acquisto. Credo infatti che chi ha comprato ieri approfittando degli sconti, avrebbe comunque comprato a Natale. L’immigrato ha un potenziale di acquisto più alto perché ha meno cose dell’italiano, quindi appena ha i soldi compra ciò che gli manca”. Il concetto è chiaro. Se ho già un ottimo ma vecchio televisore a tubo catodico, aspetterò prima di cambiarlo, al massimo, nell’attesa, acquisterò un decoder digitale. Se invece sono arrivato in Italia, ho trovato lavoro, ma non ho ancora un televisore tutto mio, appena risparmio un po’ di soldi compro il migliore che posso permettermi. C’è poi il valore di status symbol che hanno alcuni prodotti. L’esempio principe sono probabilmente gli smartphone, che secondo i dati di Etnocom sono in tasca a un immigrato su cinque. Uno strumento di comunicazione evoluto è importante per chi ha un network allargato, serve a lavorare, ma anche a chiamare via skype amici e parenti sparsi per il mondo. Avere però l’ultima versione dell’Iphone significa anche concedersi quello che gli esperti chiamano “un lusso sostenibile”. Se sento che in Italia ho raggiunto quello che per me è benessere, perché non comprarmi, anche a costo di qualche sacrificio, la Ferrari dei telefonini? Perché non dimostrare a me e agli altri che, nel mio piccolo, ce l’ho fatta? La telefonia, del resto, è uno dei settori trainanti dei cosiddetti consumi etnici. “Gli immigrati attivano quasi tre milioni di schede sim ogni anno con i vari operatori e spendono ogni mese più degli italiani. Chi pensa che si accontentino solo di telefonini di fascia bassa o di vecchia generazione è in errore, quello che è successo da Trony lo dimostra” conferma Gianluca Bellei, amministratore di Isi 2002, società specializzata nella vendita di servizi, anche telefonici, agli immigrati. E così, anche in un periodo nero per tutte le tasche, gli immigrati hanno comunque voglia di concedersi qualche piccola e meritata soddisfazione. Continuano a spendere, rilanciano i consumi e ci regalano un po’ di ottimismo, ingrediente raro, ma indispensabile, per uscire dalla crisi. Elvio Pasca

Gli immigrati per lo Stato? Un “affare” da 1,2 miliardi

Versano in tasse e contributi più di quello che ricevono in prestazioni pubbliche. L’analisi di Valeria Benvenuti (Fondazione Leone Moressa) e Andrea Stuppini (Regione Emilia Romagna) nel Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes Roma - 28 ottobre 2011 - Gli immigrati danno più di quello che ricevono. Belle parole? Sì, ma suffragate dai numeri. È infatti di 1,2 miliardi la differenza tra ciò che i cittadini stranieri versano a fisco e previdenza italiana e la spesa pubblica a loro dedicata, ad esempio per prestazioni sanitarie o servizi sociali. Lo rivela un dettagliato studio di Valeria Benvenuti (Fondazione Leone Moressa) e Andrea Stuppini (Regione Emilia Romagna) sull’impatto fiscale dell’immigrazione contenuto nel Dossier Statistico Immigrazione presentato ieri da Caritas Migrantes. Lo pubblichiamo integralmente qui sotto per gentile concessione degli autori.

26 ottobre 2011

Un nuovo mondo dentro Milano

Dialogo sulla ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà per Compagnia delle Opere: L’immigrato una risorsa a Milano a cura di Gian Carlo Blangiardo volume edito da Angelo Guerini & Associati Sono 250.000 gli immigrati provenienti da ogni parte del globo che vivono nel capoluogo lombardo, rappresentando il 19% della popolazione. Una percentuale che è ormai una risorsa perché, contrariamente ai fatti di cronaca che possono creare inutili generalizzazioni, ci sono moltissimi immigrati pronti a darsi da fare per conquistare la fiducia della città e garantirsi una vita migliore. intervengono Maria Grazia Guida, Vice sindaco di Milano Gian Carlo Blangiardo, Direttore del Dipartimento di Statistica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca Aldo Bonomi, Direttore dell’Istituto di Ricerca Aaster Aldo Brandirali, ex Assessore alle Politiche Giovanili introduce e coordina Massimo Ferlini, Presidente di Cdo Milano Ingresso libero per garantirsi il posto è consigliata la prenotazione

22 ottobre 2011

Permessi di soggiorno. “Legittimamente in Italia” anche chi attende rilascio o rinnovo

Lo prevede un articolo della bozza del decreto sviluppo che modificherà il Testo Unico sull’Immigrazione. Potrebbe sancire, una volta per tutte, il valore del cedolino
Roma – 20 ottobre 2011 – Chi ha in tasca la ricevuta della domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno è a tutti gli effetti un immigrato regolare.

Lo spiegò già nel 2006 una direttiva dell’allora ministro dell’interno Giuliano Amato, ma presto potrebbe sancirlo una volta per tutte anche il Testo Unico sull’immigrazione. Un modo per togliere ogni dubbio a qualche sbadato ufficio della pubblica amministrazione, ma anche ai datori di lavoro che, di fronte all’esibizione del cosiddetto “cedolino”, spesso non sanno come comportarsi.

La novità è nella bozza del Decreto Legge sullo sviluppo a cui sta lavorando il governo. Dice che il lavoratore straniero “in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno“ può “legittimamente soggiornare in Italia e svolgere l'attività lavorativa”. Questo “fino ad un'eventuale comunicazione dell'Autorità di pubblica sicurezza, da notificare anche al datore di lavoro, con l'indicazione dell'esistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso o al rinnovo”.

Per usufruire di questa possibilità, il lavoratore deve aver chiesto il primo rilascio del permesso quando ha firmato il contratto di soggiorno oppure deve aver presentato domanda di rinnovo entro sessanta giorni dalla scadenza del documento. Naturalmente, per dimostrarlo, dovrà avere con se la ricevuta con la data. Cioè il solito cedolino.


Parliamo di una bozza, che comunque potrebbe essere modificata o addirittura scomparire. Per saperne di più non rimane che aspettare il varo definitivo del tanto atteso Decreto Sviluppo.
Elvio Pasca

L’identità europea? È sempre più meticcia

 I figli di coppie miste in gran Bretagna sono diventati la minoranza più numerosa del Paese. Anche in Italia crescono sempre più velocemente, tanto da meritarsi due caselle del Censimento

Roma – 17 ottobre 2011 - I figli della globalizzazione in Gran Bretagna sono già due milioni, il 2% della popolazione,  e raddoppieranno entro il duemilaventi, continuando poi a crescere sempre più velocemente. I loro genitori hanno nazionalità diverse, sono quelli che, nell’ultimo censimento del Regno Unito, avrebbero dovuto barrare la casella “razza mista”.

È uno studio della Bbc citato oggi da Repubblica a dare un quadro aggiornato di questa generazione dalla doppia identità, o, meglio, dall’identità meticcia, che è diventata la minoranza più numerosa in Gran Bretagna. Presto potrebbe accadere anche nel resto del Continente se l’isola si confermerà ancora una volta anticipatrice di tendenze che coinvolgono poi tutta l’Europa.

Lo studio dimostra che questi ragazzi sono tutt’altro che “disagiati”. Il 79 percento raggiunge gli standard di eccellenza scolastica stabiliti dal ministero dell’istruzione per i bambini di dieci anni, “la stessa percentuale dei figli di britannici di origine indiana, mentre i figli dei bianchi che ottengono lo stesse livello accademico sono il 77 percento, quelli di pachistani e bengalesi il 67, quelli dei neri il 65” scrive il quotidiano.

“Due etnie, due nazionalità, due lingue, al posto di una sola: è dunque questo il nostro domani” avverte il rapporto della Bbc. E intanto, la prima sfida, sarebbe definire questa categoria con un nome migliore di quel “razza mista” che presupporrebbe l’esistenza di una razza, diversa da quella umana, ancora tutta da dimostrare.

E in Italia? L’Istat ha già documentato la crescita inarrestabile dei figli di coppie miste, cioè con almeno un genitore italiano (24mila nel 2008, 25mila nel 2009, oltre 30mila lo scorso anno), ai quali andrebbero aggiunti anche i figli di immigrati di nazionalità diverse che hanno messo su famiglia insieme nel nostro Paese.

Nei questionari del censimento che si stanno riempiendo in questi giorni tutta Italia ci sono anche le domande “Dove è nata Sua madre?” e “Dove è nato Suo padre?”. L’occasione giusta per capire (se ci fosse bisogno di ulteriori conferme) quanto l’Italia sia già un Paese meticcio.

15 ottobre 2011

Immigrazione in Italia e condizione giuridica dello straniero. Ciclo di incontri all’università di Cagliari

Da decenni si assiste ad un flusso migratorio che, di volta in volta ha interessato vai Paesi e varie popolazione. Rifacendomi soltanto ai flussi migratori del secolo scorso, si prende coscienza del fatto che anche noi italiani ad inizio del 900, per avere qualche possibiità di lavoro e di inserimento sociale eravamo costretti ad emigrare verso i caldi Paesi del Sud America. Molti erano costretti a fare i bagagli e cercare di sbancare il lunario in territori stranieri, e, non si sa fino a che punto ospitali. Ma questo è quanto. E’ un dato di fatto che ci viene trasmesso dalla storia. Un dato inconfutabile del quale nessuno di noi italiani può dimenticarsi. I flussi migratori però non hanno interessato soltanto noi Italiani. Anzi la storia è come una ruota che gira, ed è proprio per questo che anche popolazioni, più arretrate sotto l’aspetto economico, e con una popolazione enorme, sono state costrette a mettere alla porta numerosi gruppi familiari o semplici cittadini perchè non avevano più i mezzi di sostentamento per far vivere costoro in una situazione di benessere e di dignità sociale. Il fenomeno migratorio è diventato grande, maturo ed è conosciuto da tutti. Adesso però sono sempre maggiori le richieste di aiuto da parte di Stati poveri per arginare questo fenomeno. Non è lecito sapere se nel futuro tutto questo possa essere definito come un qualcosa del passato. Possa essere dimenticato o attutito. Di questo sinceramente ho i miei dubbi; ma questa è semplicemente un pensiero del tutto personale che può essere accettato o meno dai lettori. Il nostro Paese però facendo parte dell’Unione Europea, e recependo tutte le disposizioni che si trovano in vari trattati, rende possibile e concreto l’inserimento dello straniero nel circuito lavorativo e sociale della nostra nazione. Si evidenziano così tutta una serie di diritti che vengono ad rafforzare la posizione del cittadino all’interno della società. Il civis comune deve essere tutelato in ogni sua forma. Per sensibilizzare su questo tema, le facoltà di Giurisprudenza ed Economia l’Università degli studi di Cagliari, con la collaborazione della Caritas cagliaritana organizza un convegno che verrà articolato in più sedute dal titolo "Condizione giuridica dello straniero e l’immigrazione in Italia". Si dibatterà su questa tema nei seguenti appuntamenti:venerdì 21 e sabato 22 ottobre, venerdì 11 e sabato 12 novembre 2011. Per maggiori informazioni visita il sito www.unica.it Marco Cristofaro

12 ottobre 2011

Riforma della cittadinanza e diritto di voto. Ecco come raccogliere le firme

Il vademecum per partecipare attivamente alla campagna "l’Italia sono anch’io". Passo dopo passo, dalla costituzione di un comitato alla presentazione delle due proposte di legge in Parlamento

Roma - 7 ottobre 2011 - Non era difficile prevedere che la campagna “L’Italia sono anch’io” scatenasse l’entusiasmo dei lettori. Le due proposte di legge di iniziativa popolare che vogliono riformare la legge sulla cittadinanza e portare gli immigrati alle urne toccano evidentemente temi da tempo nel cuore di chi segue Stranieriinitalia.it

In tanti ci chiedete dove si può firmare. Vi rimandiamo a questa pagina web, dove verranno pubblicati i vari appuntamenti. C’è però anche chi vorrebbe fare di più, partecipando attivamente alla raccolta delle firme. In questo caso potete rivolgervi a uno dei comitati territoriali che si sono già formati in tutta Italia (qui la lista) o, se nella vostra zona non ce ne sono ancora, contattare il comitato nazionale per formarne uno (info@litaliasonoanchio.it , cell 39 348 655 41 61).

Una premessa importante: per raccogliere le firme non bastano banchetto, carta, penna e buona volontà, ma bisogna seguire un percorso preciso disciplinato dalla legge. È illustrato nel dettaglio in questo VADEMECUM scritto dai promotori, qui di seguito ne riassumiamo le tappe principali.

Sono i comitati a fornire il materiale necessario per raccogliere le firme, a cominciare dagli indispensabili moduli. Questi sono infatti stampati su una carta di un formato, un peso e un colore particolari e quindi non possono essere semplicemente scaricati da internet e stampati in proprio oppure fotocopiati.

I moduli vanno fatti vidimare in Tribunale o in Comune, poi bisogna anche trovare un “autenticatore” per ogni banchetto. Questo ruolo può essere ricoperto solo da alcune categorie di persone ( come notai, sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali, giudici di pace, funzionari ecc.), che in alcuni casi dovranno chiedere anche delle autorizzazioni.

Un’autorizzazione è indispensabile anche per sistemare sul suolo pubblico il banchetto, dopodichè può iniziare la raccolta. Possono firmare (e questo deluderà purtroppo molti dei lettori) solo i cittadini italiani che hanno compiuto diciotto anni e risiedono in Italia. Andranno registrati anche i loro dati anagrafici, poi toccherà all’autenticatore apporre timbro e firma sul modulo.

Non è ancora finita. Una volta riempiti e autenticati, i moduli vanno infatti presentati al Comune, che deve certificare che ogni nominativo registrato appartiene a una persona iscritta alle liste elettorali. Dopo questo passaggio, possono essere inviati al Comitato Nazionale, che li raccoglierà per presentarli tutti insieme, entro i primi di marzo, in Parlamento.

Se pensate di potercela fare, siete già a buon punto. Buona raccolta!

Elvio Pasca

Milano entra nel Network delle città interculturali

Insieme ad Comuni italiani promuoverà l’integrazione e definirà buone prassi di governo dell’immigrazione. Majorino: "Una scelta ovvia, dopo gli anni della paura torniamo ad essere un luogo di incontro" Roma – 10 ottobre 2011 - Il Comune di Milano è entrato a far parte del network italiano delle città interculturali, a cui già aderisconocittà come Genova, Torino e Reggio Emilia. Il Network intende promuovere un’azione di sensibilizzazione ai valori positivi della diversità culturale intesa come una risorsa e non come una minaccia. Ne fanno parte città che collaborano sui temi dell'integrazione e delle politiche di governance dell’immigrazione, definendo e mettendo in rete buone prassi di governo locali, per migliorare il dialogo interculturale e la partecipazione delle varie comunità alla loro vita. “L’adesione alla rete delle città interculturali rappresenta per noi una cosa ovvia” dice l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. “Siamo convinti che Milano, dopo gli anni della “paura” e della diffidenza debba tornare ad essere la città degli ‘attraversamenti’, degli intrecci, dell’incontro tra popoli dalle diverse biografie. In questo quadro, per esempio, le azioni che stiamo intraprendendo per le cosiddette seconde generazioni sono per noi un impegno importante e prioritario a cui daremo continuità”. Secondo l’assessore alla Cultura Stefano Boeri, "Milano non ha alcun bisogno di integrazione. E' già una città-mondo ricchissima di tradizioni e culture, ospitando quasi 200 comunità straniere che a Milano lavorano, studiano, vivono. E che vogliono partecipare alla crescita di questa città, generosa ma anche esigente, che chiede il contributo di tutti: da un lato perché vuole che nessuno si senta escluso, dall'altro per arricchirsi sempre di più”.

Eugert Zhupa, il campione al traguardo della cittadinanza italiana

Dopo esser cresciuto qui, in questi giorni prenderà il passaporto tricolore. Intanto la giovane promessa del ciclismo si aggiudica la gara dedicata ai 150 anni dell’Unità Roma – 11 ottobre 2011 - È indossando una maglia rossa con l’aquila albanese sul petto che il giovane ciclista Eugert Zhupa sabato scorso ha vinto la sua quinta gara stagionale. Primo tra i centotrentaquattro partecipanti alla gara organizzata a Basilicagioano dal gruppo sportivo Parmense per celebrare i centocinquant’anni dell'Unità d'Italia. Il ventunenne Zhupa è in Italia da quindici anni e vive a Scandiano, vicino Reggio Emilia. Ha iniziato a gareggiare in bici a tredici anni, vincendo quattro gare con la Ciclistica 2000 di Rubiera per poi passare alla Nial Nizzoli di Correggio con la quale si aggiudica altre sette vittorie. Oggi è tra le file dell’Unione Ciclistica Trevigiani e milita tra i dilettanti under 23. In questa stagione ha vinto quattro gare oltre a quella di sabato, a Mareno, San Vendemiano, e una su strada e una su pista in Albania. Le tante vittorie e la giovane età potranno presto aprirgli la strada del professionismo, ma non è questo l' unico traguardo che insegue. Il ragazzo che corre con la maglia rossonera, soprannominato dai compagni “l’Aquila dell’Albania”, dopo tanti anni passati in Italia prenderà solo tra pochi giorni la cittadinanza tricolore. La vittoria nella gara dedicata ai 150 anni della sua nuova patria sarà di buon augurio. Leggi anche: Eugert Zhupa çiklisti kampion që garon me fanellën kuqezi (Shqiptariiitalise.com) Ke.Bi.

I vescovi: "Regolarizzare chi lavora"

Miglio (Cei): "Tanti hanno già un’occupazione eppure continuano ad essere clandestini. Favorire contatti tra i migranti e i familiari rimasti in patria" Roma – 11 ottobre 2011 - - Il bene dell'Italia "non può prescindere da quello dell'Europa" e, in particolare, dalla situazione dei Paesi da dove arrivano molti immigrati. E' il messaggio che monsignor Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato per le Settimane Sociali dei cattolici italiani, lancia da Chisinau in apertura della prima Settimana Sociale dei cattolici moldavi, che si chiuderà sabato prossimo. "Nel corso della nostra ultima Settimana Sociale, a Reggio Calabria, uno dei punti di riflessione - ricorda monsignor Miglio in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa - era 'includere le nuove presenze', pensando agli immigrati e ai loro figli nati in Italia, e al bisogno che la nostra società ha di loro. Qui, invece, si vede la realtà migratoria da parte delle famiglie, delle donne che vanno a lavorare all'estero lasciando marito e figli". La Moldova e' il Paese più povero dell'Est europeo e un quarto della sua popolazione è emigrato, soprattutto in Italia. L’esponente della Cei invita pertanto ad "avere un senso di responsabilità verso questo Paese" e sottolinea la necessità di "una promozione di politiche familiari a vasto raggio, che riguardi non solo i Paesi dell'Unione europea ma tutto il continente". Miglio chiede poi di "favorire con tutti i mezzi possibili contatti più frequenti tra chi emigra e i familiari rimasti a casa", anche agendo sul "lavoro sommerso”. Si dovrebbe quindi facilitare “ la regolarizzazione di tanti che un lavoro ce l'hanno, magari come badanti nelle nostre famiglie, eppure continuano ad essere 'clandestini'".

7 ottobre 2011

Già diecimila sì per la riforma della cittadinanza e il diritto di voto

Inizia bene la raccolta firme per le due proposte di legge di iniziativa popolare della campagan "l’Italia sono anch’io". Miraglia (Arci): "Sono temi che ai cittadini interessano, stiamo parlando del futuro dell’Italia" Roma – 6 ottobre 2011 – Cambiare le regole sulla cittadinanza rendendo subito italiane le seconde generazioni e far votare gli immigrati alle elezioni amministrative. I due traguardi della campagna "l’Italia sono anch’io" appaiono ancora lontani, ma intanto, lo scorso week end, c’è stato un salto in avanti. Sono già diecimila le firme raccolte in tutta Italia sotto ognuna delle due proposte di legge di iniziativa popolare promosse da una ventina di associazioni. Ne mancano quarantamila, da raccogliere entro la fine di febbraio, poi si potrà bussare al Parlamento. "Il risultato finora è ottimo. La gente è interessata, si ferma a informarsi, discutere e firmare. Per noi è la conferma della bontà dell’idea che è alla base di questa iniziativa: investire il territorio, tutti i cittadini, di una discussione positiva sull’immigrazione, lontana dalla solita chiave di paura e insicurezza strumentale ad una certa politica" dice a Stranieriinitalia.it Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci. "L’anno scorso – aggiunge - sono nati in Italia 78mila bambini che dovranno aspettare diciotto anni per diventare italiani. La domanda su quale debba essere il loro futuro, e quindi il futuro di tutto il nostro Paese, interessa la gente, ci investe tutti. Dovrebbe quindi interessare anche la politica". Diritto di voto per gli immigrati e riforma della cittadinanza non sono però temi nuovi per il Parlamento. Le proposte di legge presentate finora si sono sempre arenate. Perché quelle di questa campagna popolare dovrebbero avere un destino diverso? "Perché vengono dal basso e la politica non le può ignorare" risponde Miraglia. "Le nostre sono proposte semplici e chiare sulle quali è facile schierarsi. Sono una sorta di referendum su un’idea di governo dell’immigrazione che guardi davvero al futuro. Un dibattito pubblico al quale la politica non deve più sottrarsi". Intanto, la caccia alle firme continua. Lo scorso week end erano attivi una trentina di comitati locali, intanto se ne stanno costituendo altri in tutte le regioni e le città, dal Trentino alla Sicilia, dal Friuli alla Sardegna. "Presto i comitati raddoppieranno. Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma se continua così supereremo abbondantemente le cinquantamila firme sotto entrambe le nostre proposte". Elvio Pasca

5 ottobre 2011

PROGETTO MY WORKER - FEROCI(CARITAS):"POLITICI SI IMPEGNINO PER LAVORO" SOLDINI(CGIL):"INIZIATIVA POPOLARE PRO DIRITTI FONDAMENTALI'". CENTRELLA(UGL):"PRONTI A CONTRASTARE OGNI ILLEGALITA'"

Nonostante la difficile situazione che il Paese attraversa,la disoccupazione che si allarga, le difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro, tanto da contare oltre due milioni di giovani che stanno abbandonando ogni speranza di trovare un lavoro, le prospettive di un flebile recupero economico finanziario del Paese, ci si deve adoperare per trovare "spiragli positivi" ed il progetto MY Worker va proprio in questo senso : è in sostanza quanto affermato da Mons. Enrico Feroci, Direttore della Caritas di Roma alla presentazione del Progetto My Worker, un sito on line per l'incontro della domanda e dell'offerta di lavoro legale degli immigrati in Italia, realizzato da giovani laureati italiani e immigrati coordinati dal SEI UGL (vedi: http://www.italiannetwork.it/video.aspx?id=1000). Mons. Feroci ha ricordato, tra l'altro, le parole del Papa nella Enciclica Caritas in veritate, in cui sottolinenando il positivo apporto degli immigrati al Paese di accoglienza che al Paese d'origine grazie al loro lavoro ed alle rimesse, afferma come gli immigrati non possano essere considerati un semplice fattore di produzione ma siano soggetti di diritti fondamentali inalienabili. Eppure, il direttore della Caritas ha fatto presente il paradosso del nostro Paese in cui si è consapevole dell'importanza che i nuovi arrivati rivestono per l'economia ma al tempo stesso si è reticenti e timorosi nel concedere i diritti che spettano loro come cittadini e lavoratori. Serve, dunque agli immigrati "impegno" al posto della rassegnazione e "creatività" al posto dell'abitudinario. Con il progetto My Worker, dunque, voi siete un esempio" ha stigmatizzato Mons. Feroci, che non ha mancato di rilevare le inefficienze delle stesse istituzioni ricordando come dall'ultimo Dossier statistico sull'immigrazione - in preparazione - si evinca come le domande dei permessi di soggiorno scadute si equivalgano al numero dei nuovi ingressi, vanificando così il processo di inserimento degli immigrati già avviato. Un ciclo devastante già vissuto, purtroppo, dalla emigrazione italiana in Germania, dove solo un emigrato italiano su otto si è potuto inserire nella società tedesca. Monsignor Feroci non ha prospettato false speranze, facendo presente come nella situazione attuali siano pochi i posti di lavoro disponibili rispetto alla massa dellr richieste ma si tratta pur sempre di lavoro che risolve le esigenze di un certo numero di lavoratori immigrati e come tale va perseguito e favorito. In questo senso, dunque, il progetto MY worker rappresenta un valido strumento. Ma il prelato ha concluso lanciando anche un appello ai politici perchè si impegnino per "una società dove il lavoro non manchi e non sia un fattore sporadico ed intermittente". E sui meccanismi "irrazionali" che caratterizzano l'ingresso degli immigrati nel mondo del lavoro del nostro Paese si è soffermato il responsabile dell'Area Immigrazione della CGIL, Piero Soldini.... "Meccanismi" che hanno adito a situazioni di iniquità e sfruttamento voluto a vantaggio delle esigenze produttive di alcune aree del Paese, vedi quelle agricole - ha denunciato l'esponente della CGIL....che ha sottolineato l'importanza delle due proproste di legge di iniziativa popolare sul riconoscimento della cittadinanza e la concessione del voto amministrativo degli immigrati: un diritto fondamentale negato a quanti lavorano per il nostro Paese... Mentre, occorrerebbe riconoscere l'apporto ed il valore di molti giovani lavoratori immigrati, ha fatto presente il Presidente dell'Associazione "Nessun luogo è lontano", Fabrizio Molina, rilevando il livello di preparazione del team di giovani che hanno elaborato e messo a punto lo stesso Progetto My Worker. Sull'azione comune dei due sindacati CGIL e UGL nell'ambito delle battaglie per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori stranieri in Italia ha aperto il Segretario Generale dell'UGL Giovanni Centella, che comunque non ha mancato di sottolineare come la funzione del sindacato sia estranea all'ìintervento politico. Un'azione comune che dovrebbe essere portata avanti in tutti i campi - ha fatto presente l'esponente della UGL - in un momento così delicato come quello che sta attraversando il nostro Paese, con un'economia che va a rotoli e che non cresce. Una riflessione ed un invito a tutte le forze sindacali e politiche di maggioranza e di opposizione ad unirsi per portare fuori dalle acque agitate in cui versa il Paese per lasciare solo ad un momento successivo l'affermazione delle diverse posizioni. Convinto plauso di Centrella all'iniziativa promossa dal SEI UGL con My Worker ma anche al complesso dall'azione che il Presidente del SEI UGL Luciano Lagamba sta portando avanti nella concretizzazione della mission che il sindacato della UGL conduce nella società italiana ed a livello internazionale. Un'iniziativa seria che assicura i diritti di entrambe le parti dando risposta alle esigenze fondamentali dei lavoratori e dei cittadini. Il Segretario dell'UGL non ha mancato di ricordare le difficoltà che i lavoratori italiani hanno incontrato nel loro passato migratorio quando spesso si leggeva all'ingresso dei servizi pubblici di alcuni Paesei come fosse vietato l'accesso "ai cani" ed agli "immigrati". Un'azione d'intervento a tutela di cittadini e lavoratori che Centella ha esteso a tutto il contesto italiano, sottolineando come il sindacato della UGL sia pronto a combattere illegalità e discriminazioni in tutti gli ambiti della vita sociale.(03/10/2011-ITL/ITNET)

Quei figli di immigrati in cerca di identità

Marco Mirabile «Genitori immigrati e figli di seconda generazione» è il titolo del convegno organizzato dal Tavolo immigrazione e cittadinanza del Comune di Parma, ospitato nell’auditorium dell'Ipsia "Primo Levi": dieci ore di libero confronto sul tema delle «seconde generazioni», i ragazzi figli di immigrati nati o arrivati giovanissimi in Italia, un tema specifico e diverso da quello più generico di «immigrazione». L'incontro si è aperto con gli interventi degli studenti stranieri e italiani, che hanno ragionato sulle loro esperienze di vita quotidiana, provocando alcune importanti riflessioni. «Questi interventi sono un’occasione di vera crescita per noi adulti, abituati a non affrontare criticamente la realtà dell’integrazione - ha detto Adriano Cappellini, dirigente dell’istituto professionale -. I ragazzi hanno la capacità di cogliere le criticità e gli aspetti positivi della vita sociale, da loro arriva un aiuto a noi italiani per capire come gestire il fenomeno». «L’Ipsia - continua Cappellini - è una scuola che ha il 40% degli iscritti di origine straniera, ben quarantacinque etnie. Avere studenti di seconda generazione è una risorsa, molti di loro hanno evidenti doti linguistiche e capacità di mediazione culturale. Ma sono ragazzi che scontano alcune difficoltà psicologiche e sociologiche, che vivono due faticose realtà: l’identità della famiglia di origine, e la società italiana in cui loro si riconoscono, che però non riconosce loro». Dal dibattito è emerso che i figli di seconda generazione non hanno un’identità strettamente legata al concetto di nazione, ma ragionano sull'identità di appartenenza all’umanità e al mondo. «Parma ha un alto tasso di integrazione - ha dichiarato Leonor Grossi, vicecoordinatrice del Tavolo immigrazione e cittadinanza -. Gli stranieri regolari sono il 14%, circa 26.450 cittadini extracomunitari in regola e residenti in città. Sono dati sui cui dobbiamo ragionare tutti assieme, che rendono prioritario il dialogo tra italiani e stranieri, tra adulti e ragazzi, proprio com'è avvenuto qui all’Ipsia. Quando c'è relazione, si trovano soluzioni». Il convegno è proseguito con gli interventi di Maruan Oussaifi dell’associazione Anolf-Seconde generazioni (Associazione nazionale Oltre le frontiere) e di Cleòphas Adrien Dioma del Tavolo immigrazione. Nel pomeriggio sono intervenuti Simone Ferrarini, pittore e docente di progetti sul graffitismo, e il sociologo Adel Jabbar. Fonte: Gazzetta di Parma.it

24 luglio 2011

Formazione, lingua, diritto di voto: l’agenda europea per l’integrazione

 Malmström: "I migranti bene integrati sono una risorsa, arricchiscono le nostre società dal punto di vista culturale ed economico Devono poter partecipare pienamente alle loro nuove comunità. Finora scarso successo"


Roma – 21 luglio 2011 – Stop alle discriminazioni, riconoscimento dei titoli, formazione linguistica e professionale, diritto di voto. Sono alcune delle priorità indicate dalla Commissione Europea, che ha adottato ieri un’ "Agenda per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi" per accrescere i benefici economici, sociali e culturali delle migrazioni in Europa. L'agenda pone l'accento sulla piena partecipazione dei migranti a tutti gli aspetti della vita collettiva e sottolinea il ruolo determinante delle autorità locali.
"Per la riuscita dell'integrazione occorre che i migranti abbiano la possibilità di partecipare pienamente alle loro nuove comunità. Imparare la lingua del paese di accoglienza, poter accedere all'occupazione e all'istruzione e disporre della capacità socioeconomica di autosostentarsi sono elementi fondamentali di un’integrazione riuscita” ha detto Cecilia Malmström, Commissaria europea per gli affari interni.
Secondo Malmström, finora “l’integrazione dei migranti in Europa ha avuto scarso successo. Ognuno di noi deve fare di più: nell'interesse delle persone che arrivano qui, ma anche in considerazione del fatto che i migranti bene integrati sono una risorsa per l’UE, poiché arricchiscono le nostre società dal punto di vista culturale ed economico”.
La Commissione ritiene che assicurare ai migranti gli stessi diritti e le stesse responsabilità dei cittadini dell'UE è un elemento centrale del processo di integrazione. La discriminazione e il mancato riconoscimento dell'istruzione e dell'esperienza acquisite al di fuori dell'UE sono alcuni degli ostacoli che pongono i migranti a rischio di disoccupazione, sottoccupazione e sfruttamento.
L'integrazione deve iniziare nei luoghi in cui le persone si incontrano ogni giorno (posto di lavoro, scuola, spazi pubblici, ecc.). Le misure volte a rafforzare la partecipazione democratica potrebbero comprendere la formazione e il mentoring, l'agevolazione del voto dei migranti in occasione delle elezioni comunali, la creazione di organismi consultivi locali, regionali e nazionali o anche la promozione dell'imprenditorialità, della creatività e dell'innovazione.
Le competenze linguistiche aprono le porte a migliori opportunità di lavoro, favoriscono i contatti sociali e assicurano indipendenza ai migranti. Questo aspetto è particolarmente importante per le donne immigrate, che altrimenti possono ritrovarsi relativamente isolate. L'Agenda europea per l'integrazione sottolinea che la formazione linguistica e i programmi di accoglienza devono essere accessibili finanziariamente e geograficamente.
Il processo di integrazione richiede inoltre una stretta collaborazione tra i governi nazionali, che rimangono responsabili della definizione delle loro politiche di integrazione, e le autorità locali o regionali e gli attori non statali, che spesso sono competenti per l'attuazione concreta delle misure di integrazione. L’UE sostiene tali misure attraverso i suoi strumenti, e i prossimi finanziamenti dell'UE potrebbero riguardare in modo più specifico la promozione dell'integrazione a livello locale.

20 giugno 2011

Cresce l’imprenditoria straniera: 230 mila aziende nel 2010, raddoppiate in 5 anni.

Presentato il report del Centro Studi Cna: il 50% degli imprenditori immigrati è artigiano. Il lavoro autonomo “non è un ripiego”.

Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate le imprese con titolare straniero passando dalle 116 mila unità del 2005 alle oltre 230 mila alla fine dello scorso anno.
Un dato in costante e vivace crescita – una media di 20 mila nuove imprese all’anno – che sembra non aver risentito, a differenza del tessuto aziendale nazionale, della crisi economica. Il dato emerge dal rapporto L’imprenditoria straniera in Italia nel 2010 in cifre del Centro Studi Cna, presentato ieri a Roma.
Attualmente, si legge nel report, l’incidenza degli immigrati nel sistema imprenditoriale italiano, si attesta all’8,5%, 3 punti in più rispetto al 2005 (5,7%), un incremento scaturito dalla contemporanea diminuzione degli italiani imprenditori, il 9% in 5 anni.

La Confederazione artigiani sottolinea anche un altro aspetto peculiare dell’imprenditorialità straniera che, come dimostrano i dati, non deve il forte dinamismo alla difficoltà di accesso degli immigrati al mercato del lavoro nazionale, quasi una scelta di ripiego, perché nel 2010 i lavoratori stranieri occupati in Italia erano oltre 2 milioni, pari al 9,2% dell’occupazione complessiva. Una percentuale inferiore, tra i grandi Paesi europei, solo alla Spagna (13,9%), e cresciuta nel periodo 2006-2010 del 12,3% (contro +1,9% Germania, +3,2% Francia, +4,8% Spagna).

Complessivamente, il 19% delle imprese etniche è diretto da donne, la metà sono nell’artigianato (nel 2002 erano l’8% del totale).

Tra le nazionalità di origine spiccano il Marocco (16,4%), seguito da Romania (15,4%), Cina (14,7%) e Albania (10,4%). Più distanziato il Bangladesh, con il 4,3% del totale. Edilizia, commercio e riparazioni sono i primi tre settori nei quali operano le imprese straniere: il 37,4% nelle costruzioni, il 34,8% nel commercio e nelle riparazioni, il 9,9% nel manifatturiero, il 4,3% (soprattutto tessile, abbigliamento, articoli in pelle) nei servizi e il 3,8% nei trasporti e comunicazioni. È l’Italia centro-settentrionale, in particolare la Lombardia, l’area in cui si concentra la quasi totalità dell’imprenditoria straniera: circa l’87% delle aziende i cui titolari hanno una cittadinanza estera – evidenzia la ricerca – ha sede nel Centro-Nord, con un picco del 23% per la regione di Milano.

Sei le regioni dove si concentra il 78,2% delle aziende straniere: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio. Nelle restanti 14 regioni il peso delle imprese di immigrati è residuale, tra il 3 % e lo 0,5%.
(Red. immigrazioneoggi.it)

14 giugno 2011

Permessi di soggiorno. Ecco con quali si circola in Schengen

La lista aggiornata dei documenti riconosciuti da tutti i paesi membri dell’area di libera circolazione. Non c’è il cedolino

Roma – 13 giugno 2011 – Con quali permessi di soggiorno rilasciati in Italia si può circolare liberamente in tutta l’area Schengen? La risposta è arrivata qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, dove periodicamente viene pubblicato l’elenco dei documenti validi.

La lista è molto varia, si va dai normali permessi per lavoro alle carte di identità rilasciate dal Ministero degli Esteri, e comprende anche i permessi per motivi umanitari rilasciati ai nordafricani sbarcati in italia nei mesi scorsi. Manca, invece, il famigerato cedolino: chi è in attesa del primo rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno non può quindi circolare in Schengen.

L'area Schengen comprende attualmente 25 membri: 22 paesi dell'UE (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia) e tre paesi associati non UE (Norvegia, Islanda e Svizzera). Il Liechtenstein dovrebbe presto diventare il quarto paese associato.

+++

Ecco la lista completa dei permessi che, insieme a un passaporto, finchè sono in corso di validità, danno diritto a circolare nell’area Schengen (cfr. :

— permessi di soggiorno con validità temporanea — validi da tre mesi a un massimo di tre anni. Sono  rilasciati per i seguenti motivi:

— affidamento (rilasciato al minore straniero, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo),
— motivi umanitari (della durata superiore ai tre mesi),
— motivi religiosi,
— studio,
— missione (rilasciato allo straniero entrato in Italia con un visto recante la menzione «Missione» ai fini di un soggiorno temporaneo),
— asilo politico,
— apolidia,
— tirocinio formazione professionale,
— riacquisto cittadinanza italiana (rilasciato allo straniero in attesa di concessione o riconoscimento della cittadinanza italiana),
— ricerca scientifica,
— attesa occupazione,
— lavoro autonomo,IT 27.5.2011 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 157/5
— lavoro subordinato,
— lavoro subordinato stagionale,
— famiglia,
— famiglia minore 14-18 (permesso di soggiorno per motivi di famiglia del figlio minore di età compresa fra 14 e 18 anni),
— volontariato,
— protezione sussidiaria (permesso di soggiorno rilasciato ai sensi del D.L. n. 251 del 19 novembre 2007 in recepimento della direttiva 2004/83/CE),
— permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti con una validità permanente,

— permessi di soggiorno cartacei (conformemente alla legislazione nazionale), la cui validità può andare da un periodo inferiore ai tre mesi fino alla cessazione della necessità:

— permesso di soggiorno per motivi specifici, ad es. motivi sanitari, giuridici, umanitari (valido fino a tre mesi),
— carta di soggiorno con validità permanente e rilasciata prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 che attua la direttiva 2003/109/CE per i soggiornanti di lungo periodo, equiparata dal decreto legislativo al permesso di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo:
— carta di soggiorno per familiari di cittadini dell'UE che sono cittadini di paesi terzi, con validità fino a cinque anni,

— carta d'identità M.A.E.: (carta d'identità rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri):

— mod. 1 (blu) Corpo diplomatico accreditato e consorti titolari di passaporto diplomatico,
— mod. 2 (verde) Corpo consolare titolare di passaporto diplomatico,
— mod. 3 (arancione) Funzionari II FAO titolari di passaporto diplomatico, di servizio o ordinario,
— mod. 4 (arancione) Impiegati tecnico-amministrativi presso Rappresentanze diplomatiche titolari di passaporto di servizio,
— mod. 5 (arancione) Impiegati consolari titolari di passaporto di servizio,
— mod. 7 (grigio) Personale di servizio presso Rappresentanze diplomatiche titolare di passaporto di servizio,
— mod. 8 (grigio) Personale di servizio presso Rappresentanze consolari titolare di passaporto di servizio,IT C 157/6 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 27.5.2011
— mod. 11 (beige) Funzionari delle Organizzazioni internazionali, Consoli onorari, impiegati locali, personale di servizio assunto all'estero e venuto al seguito, familiari Corpo diplomatico e Organizzazioni internazionali titolari di passaporto ordinario.

N.B: i modelli 6 (arancione) e 9 (verde) previsti rispettivamente per il personale delle Organizzazioni internazionali che non gode di alcuna immunità e per i Consoli onorari stranieri non vengono più rilasciati e sono sostituiti dal mod. 11. Tali documenti sono comunque validi fino alla data di scadenza riportata sugli stessi.
Sul retro delle carte d'identità è indicato che la carta di identità esonera il titolare dall'obbligo di detenere un permesso di soggiorno e, insieme a un documento di viaggio valido, autorizza il titolare a entrare nel territorio di qualsiasi Stato Schengen,

— elenco dei partecipanti a un viaggio scolastico all'interno dell'Unione europea.
Fonte: www.stranieriinitalia.it

11 giugno 2011

Schengen: l’Italia aggiorna l’elenco dei documenti di soggiorno validi per la circolazione degli stranieri in Europa.

Pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue il nuovo elenco dei titoli di soggiorno italiani che consentono la circolazione nell’Area Schengen. Resta esclusa la ricevuta postale.


Con la pubblicazione nella GU dell’Unione europea del 27 maggio 2011 è diventato ufficiale l’elenco dei titoli di soggiorno rilasciati dall’Italia che consentono l’ingresso e la circolazione dei cittadini stranieri nei Paesi dell’Area Schengen per un periodo non superiore a tre mesi, a condizione di essere in possesso di un valido documento per l’espatrio e dei mezzi di sostentamento.
I permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini di Paesi terzi a norma del regolamento (CE) n. 1030/2002 sono i seguenti:
• permessi di soggiorno con validità temporanea, validi da tre mesi a un massimo di tre anni. Sono rilasciati per i seguenti motivi:
- affidamento (rilasciato al minore straniero, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo),
- motivi umanitari (della durata superiore ai tre mesi),
- motivi religiosi,
- studio,
- missione (rilasciato allo straniero entrato in Italia con un visto recante la menzione «Missione» ai fini di un soggiorno temporaneo),
- asilo politico,
- apolidia,
- tirocinio formazione professionale,
- riacquisto cittadinanza italiana (rilasciato allo straniero in attesa di concessione o riconoscimento della cittadinanza italiana),
- ricerca scientifica,
- attesa occupazione,
- lavoro autonomo,IT 27.5.2011 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 157/5,
- lavoro subordinato,
- lavoro subordinato stagionale,
- famiglia,
- famiglia minore 14-18 (permesso di soggiorno per motivi di famiglia del figlio minore di età compresa fra 14 e 18 anni),
- volontariato,
- protezione sussidiaria (permesso di soggiorno rilasciato ai sensi del D.L. n. 251 del 19 novembre 2007 in recepimento della direttiva 2004/83/CE),
• permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti con una validità permanente, permessi di soggiorno cartacei (conformemente alla legislazione nazionale), la cui validità può andare da un periodo inferiore ai tre mesi fino alla cessazione della necessità:
- permesso di soggiorno per motivi specifici, ad es. motivi sanitari, giuridici, umanitari (valido fino a tre mesi),
• carta di soggiorno con validità permanente e rilasciata prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 che attua la direttiva 2003/109/CE per i soggiornanti di lungo periodo, equiparata dal decreto legislativo al permesso di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo:
- carta di soggiorno per familiari di cittadini dell’Ue che sono cittadini di Paesi terzi, con validità fino a cinque anni,
• carta d’identità M.A.E. (carta d’identità rilasciata dal Ministero degli affari esteri), elenco dei partecipanti a un viaggio scolastico all’interno dell’Unione europea.
Resta esclusa la ricevuta postale rilasciata agli stranieri in attesa del rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
(Red.)www.immigrazioneoggi.it

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