BTricks

Nuestros Niños

Go to Blogger edit html and find these sentences.Now replace these sentences with your own descriptions.

Nueva Generación

Go to Blogger edit html and find these sentences.Now replace these sentences with your own descriptions.

Más Niños

Go to Blogger edit html and find these sentences.Now replace these sentences with your own descriptions.

Todos Juntos en procesión

Go to Blogger edit html and find these sentences.Now replace these sentences with your own descriptions.

Con el dedo en alto

Go to Blogger edit html and find these sentences.Now replace these sentences with your own descriptions.

30 novembre 2011

“Arte. Un ponte tra culture” . Sabato 3 dicembre visite guidate al Duomo di Milano e al Museo S. Giulia di Brescia

Extrabanca a fianco dell’associazione Amici del FAI per il progetto “Arte. Un ponte tra culture” dedicato ai cittadini di origine straniera. Sabato 3 dicembre visite guidate al Duomo di Milano e al Museo S. Giulia di Brescia.

 Extrabanca aderisce al progetto “Arte. Un ponte tra culture”, che attraverso la diffusione dell’arte e della storia locale tra i nuovi cittadini mira a favorire la conoscenza reciproca e lo sviluppo di un comune sentimento di appartenenza e di identità.

Sabato 3 dicembre i clienti di Extrabanca sono invitati gratuitamente a due visite guidate:
- al Duomo di Milano
- al Museo Santa Giulia di Brescia, dove è stata recentemente aperta una mostra di abiti di uno dei maestri della moda italiana: Roberto Capucci.

L’iniziativa nasce dal comune desiderio e impegno di Extrabanca e degli Amici del FAI di favorire il processo di autorealizzazione degli stranieri, sia a livello socio economico sia di inclusione sociale.

“L’arte italiana è patrimonio di tutto il mondo. Conoscerla significa riscoprirne le radici che affondano non solo nella storia del nostro Paese ma anche delle civiltà straniere che hanno contribuito a formarla e a innovarla.

Opere come il Monastero di Santa Giulia e il Duomo ci ricordano che anche in passato la nostra identità nazionale è stata il frutto dell’assimilazione e del confronto con il mondo esterno in un vasto crocevia di differenze e di dialoghi – ha dichiarato Giuseppina Archetti, Presidente dell’Associazione Amici del FAI – La partecipazione di Extrabanca al progetto mostra ancora una volta quanto il processo di integrazione non possa e non debba essere letto esclusivamente in termini di numeri statistici, bensì valorizzandone l’aspetto sociologico e culturale.”

Extrabanca è il primo istituto di credito in Italia dedicato ai cittadini stranieri residenti in Italia che si propone come punto di riferimento per cogliere, comprendere e soddisfare le loro esigenze e richieste di servizi bancari e contribuire così alla promozione e all’accelerazione dello sviluppo degli operatori economici multiculturali. L’azionariato di Extrabanca comprende la fondazione Cariplo e Assicurazioni Generali, oltre a numerosi imprenditori.

L’Associazione Amici del FAI è nata e opera in armonia con il FAI - Fondo Ambiente Italiano, allo scopo di
diffondere la conoscenza del nostro patrimonio culturale e tutelare e valorizzare i beni e l’ambiente naturale italiano. Negli ultimi anni si è impegnata per diffondere l’arte e la cultura italiana tra i nuovi cittadini che ,vivono e lavorano tra di noi per favorire una migliore e comprensione reciproca.

Cancellieri: "Immigrati risorsa, come faremmo senza di loro?"

Il neo ministro dell’Interno: "L'immigrazione va favorita nell'ambito delle leggi. Molte aziende, anche e soprattutto al Nord, esistono grazie ai lavoratori stranieri"
Roma – 30 novembre 2011 – "Primo: le leggi vanno rispettate, assolutamente, senza alcun tipo di flessione. Non ci possono essere  altre Rosarno. Secondo: l'immigrazione va favorita nell'ambito appunto delle leggi. Chi viene da Paesi lontani va considerato una risorsa, sempre".

Sono i due principi che guideranno l’azione sull’immigrazione del nuovo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, come lei stessa ha spiegato oggi in un'intervista al quotidiano 'Il Mattino'.

Secondo la responsabile del Viminale, "un grande Paese, come e' l'Italia, deve favorire gli immigrati, aiutano il sistema a crescere''. “Molte aziende, anche e soprattutto al Nord, esistono grazie agli immigrati. Pensi solo per un attimo alle stalle in Emilia Romagna o alle concerie in Veneto, zone che conosco – spiega all’intervistatore - perche' ci ho lavorato da prefetto".

"Come faremmo – chiede infine Cancellieri - senza di loro?".

23 novembre 2011

"Una follia che i figli di immigrati nati qui non siano italiani"

"Non credo che in pochi giorni il mare in tempesta sia diventato una tavola. E' un po' incrinato, un po' mosso, ma credo ci siano maggiori possibilità di dialogo e confronto fra gli schieramenti", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale  

Roma, 22-11-2011 "E' una assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani. Non viene riconosciuto loro un diritto fondamentale". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante l'incontro con la federazione delle chiese evangeliche al Quirinale, incalza il Parlamento sulla questione dei diritti di cittadinanza per i figli degli immigrati.  

Italia vecchia, serve linfa vitale Per Napolitano il tema va affrontato nella consapevolezza della necessita' di "acquisire anche nuove energie in una società per molti versi invecchiata se non sclerotizzata".  

Segnali nel Governo Monti Il capo dello Stato ha inoltre ricordato il significato della nomina di Andrea Riccardi a ministro, secondo una denominazione ufficiale che richiama la cooperazione internazionale ma anche "l'integrazione nella societa' e nello Stato italiano".  

Acque agitate ma... Napolitano fa poi una riflessione sul miglioramento della situazione politica nel nostro paese con la nascita del governo Monti. "Non penso che il mare tempestoso in cui fino a ieri ci siamo mossi sia tutto a un tratto sia diventato una tavola - ha detto il presidente della Repubblica - avremo ancora un mare incrinato, mosso, ma credo che ci siano le condizioni per una maggiore obiettività del confronto tra gli schieramenti politici". Secondo Napolitano, "ora si apre un campo di iniziativa maggiore che in passato", anche perché "ora c'è una distinzione più netta tra il governo e il Parlamento: il governo ha dei campi a sé riservati in cui il Parlamento si propone di non intervenire e viceversa".

21 novembre 2011

Carta di soggiorno. Come funziona il test di italiano?

Buongiorno, vorrei richiedere il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo. Sono in possesso dei requisiti, ma mi servirebbero informazioni sul test di lingua italiana 18 novembre 2011 - Il cittadino extracomunitario che presenta l’istanza per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo (articolo 9 del d.lgs. 286 del 1998), deve dimostrare di conoscere la lingua italiana.

Per dare questa dimostrazione lo straniero deve essere in possesso di specifici titoli che attestino la conoscenza della lingua italiana oppure deve effettuare un test di verifica. Sul sito del Ministero dell’Interno (www.interno.it), alla sezione immigrazione, sono disponibili i moduli per effettuare la richiesta telematicamente e brochure informative sulle modalità di svolgimento test.  

Le fonti normative Con il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010 è stata disciplinata la modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Il Ministero dell’Interno ha poi ulteriormente specificato le modalità di svolgimento del test con la circolare n. 7589 del 16 novembre 2010.  

Chi deve svolgere il test Il test deve essere svolto dai cittadini extracomunitari in possesso dei requisiti per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo e che abbiano compiuto i 14 anni di età.
 
Soggetti esonerati dell’effettuazione del test Alcuni soggetti sono esonerati dallo svolgimento del test. Si tratta di coloro che: 1) siano in possesso di titoli che certifichino la conoscenza della lingua italiana non inferiore ad un livello A2 del QCER rilasciati dagli enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri e da quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che sono: Università degli Studi di Roma TRE, Università per stranieri di Perugia, Università per stranieri di Siena e Società Dante Alighieri. Oppure rilasciati da Centri provinciali per l'istruzione degli adulti di cui all'art. 1, comma 632, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Il QCER è l’acronimo per Common European Framework of Reference for Languages, (che tradotto in italiano è il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue) e rappresenta una linea guida impiegata per descrivere le abilità conseguite da chi studia una lingua straniera europea. Il QCER è articolato in 6 livelli - A1, A2, B1, B2, C1 e C2 – che costituiscono i parametri per valutare il livello di competenza linguistica. 2) che abbiano conseguito il diploma di scuola secondaria di primo o secondo grado presso un istituto scolastico appartenente al sistema italiano di istruzione oppure che frequentino di corsi universitari, master o dottorati presso le Università italiane). 3) siano in possesso di un’attestazione che dimostri che lo straniero è entrato in Italia regolarmente e svolga una delle attività previste dall’art. 27 d.lgs. 286 del 1998 comma 1 lett. a) c) d) e) q). Un ulteriore esonero è possibile per coloro che siano affetti da gravi limitazioni della capacità di apprendimento linguistico derivanti dall’età, da handicap o di patologie che siano certificati da una struttura sanitaria pubblica. Se lo straniero è in possesso di uno dei titoli o delle certificazioni succitate può richiedere il Permesso di soggiorno per lungo periodo allegando alla domanda la copia autentica di tali documenti. Nel caso delle attività previste art. 27 lo straniero allega alla documentazione richiesta per il rilascio del permesso di soggiorno una dichiarazione sul titolo di esonero posseduto. Nel caso di gravi patologie deve essere allegata la certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria. Nel caso in cui lo straniero non sia in possesso di uno dei titoli indicati, prima di poter richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, è necessario che svolga il test di conoscenza di lingua italiana (livello A2).  

La procedura per effettuare il test Il procedimento si articola in 4 fasi. Presentazione della domanda; Convocazione per lo svolgimento del test da parte della Prefettura; Svolgimento del test; Verifica esito del test per il rilascio del titolo di soggiorno da parte della Questura.  

Presentazione della domanda La domanda deve essere inoltrata telematicamente alla Prefettura. E’ necessario collegarsi al sito internet del Ministero dell’Interno. Dall’home page selezionare il link “immigrazione”. Poi cliccare su test di lingua italiana per permesso di soggiorno di lungo periodo, scaricare il software necessario per richiedere il modulo e compilare successivamente al modulo per effettuare la richiesta. Nel modulo vanno indicati i dati del richiedente, gli estremi del permesso di soggiorno posseduto, la residenza, i recapiti e và indicato l’indirizzo dove si desidera che la convocazione sia inviata.  

Convocazione per lo svolgimento del test La Prefettura, competente in base al domicilio del richiedente, acquisita la domanda effettua dei controlli che riguardano l’età (lo straniero deve avere più di 14 anni), il possesso del permesso di soggiorno e l’assenza di altra prenotazione. Effettuati questi controlli e verificato che tutto è in regola, invia allo straniero, entro 60 giorni dalla richiesta, la lettera di convocazione per lo svolgimento del test, all’indirizzo indicato nella domanda. Se vi sono degli errori nella compilazione della domanda la Prefettura invia una richiesta di rettifica delle informazione ed invita ad un nuovo invio della domanda.  

Svolgimento del test Il cittadino extracomunitario, ricevuta la lettera di convocazione, deve recarsi presso il luogo indicato per lo svolgimento del test. Il test viene effettuato mediante sistemi informatici, però se lo straniero lo richiede, per specifiche esigenze, il test può essere svolto anche in modalità cartacea. Affinchè il test possa considerarsi superato, lo straniero deve rispondere esattamente almeno all’80% delle domande. Solo qualora il test abbia esito positivo, può essere presentata la domanda per il permesso di soggiorno di lungo periodo altrimenti, il test deve essere ripetuto. Gli esiti del test, (che possono essere consultati sul sito web http://testitaliano.interno.it ) vengono registrati nella banca dati del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ed inviati alle Questure. Per ogni problema sul sito del Ministero dell’Interno è previsto un servizio di aiuto (help desk) accedendo al quale, lo straniero può richiedere e ricevere informazioni indicando i propri recapiti e la propria e-mail.  

Verifica della Questura Infine, la Questura, alla quale sono stati inviati i risultati del test, in presenza di tutti i requisiti per ottenere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, e verificato il risultato del test, convoca lo straniero per il rilascio del titolo di soggiorno.
 
Avv. Andrea De Rossi

Idv: "Immigrati sono risorsa per l'Italia, governo lavori a integrazione"

''Occorre che l'esecutivo dimostri che non esiste soltanto l'Europa delle banche e dei mercati, ma anche l'Europa degli esseri umani" ROMA, 18 novembre 2011 - ''Le forze politiche e i gruppi parlamentari facciano la loro parte e forniscano una risposta di civilta', in uno spirito di collaborazione istituzionale con il governo, per il riconoscimento dei diritti dei figli di immigrati che nascono in Italia, che ormai rappresentano il 20% del numero complessivo dei nati ogni anno''. E' quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, firmatario di un disegno di legge per il riconoscimento dei diritti dei figli di immigrati nati in Italia. ''Occorre che l'esecutivo dimostri - ha spiegato Orlando - che non esiste soltanto l'Europa delle banche e dei mercati, ma anche l'Europa degli esseri umani. Gli immigrati rappresentano un'importante e insostituibile risorsa per il nostro Paese e occorre favorirne maggiormente l'integrazione''.

15 novembre 2011

«Immigrati linfa vitale per il Paese»

Napolitano chiede la cittadinanza per «i nuovi italiani» Sul lavoro «alt a raccomandazioni e favoritismi» MILANO - Nella girandola di consultazioni e appuntamenti cruciali per la vita della Repubblica, Giorgio Napolitano ha voluto mantenere l'impegno con i «nuovi italiani» - i cittadini «di origine immigrata» che a 18 anni scelgono la cittadinanza italiana - che si è svolto al Quirinale martedì mattina, nell'ambito delle iniziative per il 150 anni dell'unità. Il presidente della Repubblica è tornato in questa occasione ad affrontare il problema della cittadinanza dei molti immigrati che ormai da anni risiedono nel nostro Paese, affermando che rappresentano «una grande fonte di speranza» per l'Italia e servono anche loro a sostenere «il fardello del debito pubblico». E ha invitato «a riflettere su una possibile riforma delle modalità e dei tempi dell'assegnazione della cittadinanza». A questo proposito, ha ricordato la convergenza tra le forze politiche che già si era registrata alla Camera sull'argomento nel gennaio 2010. I figli di immigrati nati in Italia sono oltre mezzo milione, quelli che studiano nelle nostre scuole sono 700 mila, ma ancora pochi ottengono la cittadinanza. FONTE DI SPERANZA - Il presidente ha ricordato che senza di loro l'Italia oltre ad essere più vecchia «avrebbe meno potenzialità di sviluppo». «Sono convinto che i bambini e i ragazzi venuti con l'immigrazione facciano parte integrante dell'Italia di oggi e di domani», ha detto Giorgio Napolitano, aggiungendo che chi non capisce la portata del «fenomeno migratorio» e quanto servano gli immigrati all'Italia non sa guardare «alla realtà e al futuro». IL LEGAME CON LE ORIGINI - Dopo aver ricordato che in 20 anni, tra il 1991 e oggi la presenza dei residenti straniera è aumentata di 12 volte, il presidente ha rilevato che però «gli immigrati che sono diventati cittadini sono ancora relativamente pochi». «All'interno dei vari progetti di riforma delle norme sulla cittadinanza, la principale questione rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi», ha detto Napolitano. «Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identità». Napolitano è andato anche oltre, rivendicando per i giovani di origine immigrata non soltanto la cittadinanza, ma anche il legame con la loro cultura originaria. «L'importante - ha detto ancora Napolitano - è che vogliano vivere in Italia e contribuire al benessere collettivo condividendo lingua, valori costituzionali, doveri civici e di legge del nostro paese». LE REAZIONI - Il discorso di Napolitano è stato accolto positivamente dal Pd, che con Walter Veltroni ha chiesto di varare subito una legge sulla cittadinanza in Parlamento, e dall'Udc, ma anche dal sindacato Cisl. Intanto, prosegue la campagna «L'Italia sono anch'io», lanciata a giugno da un cartello di associazioni e sindacati che punta a riformare la legge sulla cittadinanza e riconoscere il diritto di voto, almeno a livello locale, di circa 5 milioni di immigrati regolari presenti in Italia. ALT A RACCOMANDAZIONI - Per il presidente è «indispensabile rimettere in moto - anche per nuovi italiani - l'ascensore sociale a lungo bloccato, mettendo al centro il merito che significa non solo equità, ma anche crescita» e per questo bisogna superare la logica «delle raccomandazioni» dando più spazio «alle capacità personali». L'Italia, ha detto il capo dello Stato, «deve diventare il più rapidamente possibile un Paese aperto ai giovani, deve offrire opportunità non viziate da favoritismi e creare per il lavoro sistemi assunzione trasparenti» che smentiscano «la convinzione che le raccomandazioni servano più dell'impegno personale». Le famiglie e lo Stato, ha aggiunto, «devono credere e investire nella formazione e nell'istruzione». Alla cerimonia al Quirinale erano presenti anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che negli anni passati ha appoggiato la battaglia parlamentare per dimezzare i tempi della cittadinanza e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Redazione online

12 novembre 2011

Liguria: si rinnova la consulta dell'immigrazione

Il termine ultimo per la presentazione delle domande e' il 31 dicembre. Al termine della procedura tutte le associazioni partecipanti saranno convocate in un'assemblea su base provinciale per lo svolgimento delle operazioni di voto Genova, 11 novembre 2011 La Consulta regionale ligure dell'immigrazione cambia faccia e si prepara a rinnovare una parte dei suoi membri. La Giunta regionale ha infatti approvato, su proposta dell'assessore all'immigrazione, Enrico Vesco, le modalita' per la designazione dei 12 rappresentanti dei cittadini stranieri immigrati su un totale di 34 esponenti che partecipano a titolo gratuito. Le associazioni rappresentative delle comunita' di immigrati che operano in Liguria, da almeno un anno, potranno presentare agli uffici regionali il proprio atto costitutivo, lo statuto e una relazione sulle attivita' svolte nell'ultimo anno. Insieme alla documentazione ogni associazione potra' presentare una sola candidatura, allegando il curriculum vitae. Potranno essere candidati i cittadini di stati non appartenenti all'Unione Europea, i richiedenti asilo e i rifugiati che abbiano raggiunto la maggiore eta' e siano regolarmente residenti in Liguria. Il termine ultimo per la presentazione delle domande e' il 31 dicembre. Al termine della procedura tutte le associazioni partecipanti saranno convocate in un'assemblea su base provinciale per lo svolgimento delle operazioni di voto. Costituita dalla Giunta regionale nel 2007 la consulta regionale per l'immigrazione e' un organismo chiamato ad esprimere pareri, a formulare proposte in tutti gli ambiti di intervento che coinvolgono l'immigrazione e a elaborare iniziative e strategie sulle problematiche inerenti la presenza degli stranieri in Liguria.

11 novembre 2011

Colf e badanti. I contributi si controllano online

Con Messaggio del 7 novembre 2011 l’ Inps ha reso noto il nuovo servizio online per la consultazione dell’estratto contributivo relativo a rapporti di lavoro domestico. Ecco come fare

Roma - 10 novembre 2011 - Da qualche giorno, i datori di lavoro domestico possono accedere al sito internet dell’Inps, www.inps.it e visualizzare l’elenco dei rapporti di lavoro in essere e quelli cessati negli ultimi cinque anni, con le informazioni relative ai contributi.

Il servizio è disponibile per tutti gli utenti registrati ai servizi online dell'Inps (è necessario il pin). Dalla home page di www.inps.it bisogna seguire questo percorso: Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con CNS – Servizi rapporto di lavoro domestico – Estratto contributivo.

Si ricorda che l’estratto contributivo non ha valore certificativo ma dettaglia i pagamenti registrati negli archivi dell'Inps. In caso di periodo contributivo mancante è possibile inserire il motivo di sospensione dell'obbligo contributivo (maternità, permesso non retribuito, periodo di malattia superiore a quello riconosciuto nei CCNL come retribuito) o i dati identificativi del versamento: data, importo, modalità (bollettino c/c, Mav, on line/carta di credito , reti amiche).

Scarica messaggio INPS

10 novembre 2011

Domande? Linea Amica Immigrazione risponde…

Informazioni e supporto gratuito a cittadini stranieri in Italia e datori di lavoro. Per telefono (803.001 o 06828881) e sul web

Gli immigrati sono tra gli utenti che hanno maggior bisogno di assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione. Sin dal primo giorno in cui arrivano in Italia devono confrontarsi con i diversi uffici per avviare e seguire le pratiche necessarie: chiedere il permesso di soggiorno , iscriversi al servizio sanitario nazionale, convertire la patente presa nel proprio paese, o qualsiasi altra necessità legata alla loro permanenza e integrazione.

“Che fine ha fatto la mia richiesta di regolarizzazione?”, “Come si rinnova il permesso?”, “Quando posso chiedere la cittadinanza?”, “Quale procedura seguire per farmi raggiungere da un familiare?”. Per rispondere all'esigenza è nata Linea Amica Immigrazione, il contact center che fornisce informazioni e assistenza a cittadini stranieri e italiani sui temi dell’immigrazione e sui rapporti con la pubblica amministrazione.

Dal telefono fisso si può chiamare gratuitamente l’803.001 selezionando l'opzione 3 (dal cellulare il numero è lo 06828881, al costo di una chiamata urbana). Il servizio è gratuito, è disponibile in 5 lingue oltre all'italiano (inglese, francese, spagnolo, russo e cinese) e risponde dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00. In altri orari e durante il week end si può lasciare un messaggio in segreteria telefonica per essere ricontattati. Si può fare in alternativa una richiesta via internet all’indirizzo www.lineaamica.gov.it alla sezione “chiedo assistenza”.

Ogni operatore ha una formazione specifica sul tema dell’immigrazione, ma naturalmente c’è domanda e domanda e le risposte possono essere più o meno complesse. È sufficiente fare una telefonata per sapere, ad esempio, dove si chiede il codice fiscale, quale procedura è necessaria per il rinnovo dei diversi permessi di soggiorno, ma, per verificare perché una pratica è ferma da troppo tempo, Linea Amica dovrà contattare l’ufficio che se ne occupa e in questo caso i tempi di risposta si allungano.

Il servizio prevede quindi due livelli: nella maggior parte dei casi la risposta è immediata, nei casi in cui è necessario un approfondimento con l'amministrazione Linea Amica Immigrazione approfondisce il problema e richiama l’interessato quando ha individuato una soluzione, nella maggioranza dei casi entro un paio di giorni.

8 novembre 2011

“Gli immigrati? Ecco perchè sono un valore economico per la società”

Sono il 9,1% degli occupati, dichiarano 40 miliardi di € e pagano 6 miliardi di € di Irpef. Sono però più poveri degli italiani. Il Rapporto della Fondazione Moressa Roma – 8 novembre 2011 - Gli immigrati rappresentano una risorsa per il territorio nazionale. In Italia si contano oltre 2 milioni di lavoratori stranieri (il 9,1% del totale degli occupati), in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 40 miliardi di € (pari al 5,1% del totale dichiarato) e pagano di Irpef quasi 6 miliardi di € (pari al 4,1% del totale dell’imposta netta). Sono, però la parte di popolazione che maggiormente ha subìto gli effetti negativi della crisi (il tasso di disoccupazione straniero è passato dall’8,5% del 2008 all’11,6% del 2010), mostrano livelli di povertà più elevati (il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà) e le loro retribuzioni sono inferiori di 300 € rispetto ai lavoratori italiani. Questi alcuni dei risultati raccolti nel Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione 2011 (qui un abstract) realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dal Ministero degli Affari Esteri, presentato oggi presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca nel convegno “Gli stranieri: quale valore economico per la società?”. Il mercato del lavoro. Dal 2008 al 2010 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione straniera di 3,5 punti percentuali passando dall’8,1% all’11,6% e raggiungendo 274mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel biennio considerato un nuovo disoccupato su quattro ha origini straniere. Per quanto riguarda gli occupati (che sono oltre 2 milioni di soggetti), per la maggior parte si tratta di lavoratori dipendenti (86,0%), giovani, inquadrati come operai (89,9%), dalla bassa qualifica professionale, nel settore del terziario (51,3%) e in aziende di piccola dimensione (il 53,4% lavora in imprese con meno di 10 persone). Retribuzioni dei dipendenti. Un dipendente straniero guadagna al mese (dato quarto trimestre 2010) una cifra netta di 987€, quasi 300€ in meno rispetto al collega italiano. Ha più possibilità di portare a casa una retribuzione più elevata l’immigrato che lavora nel settore dei trasporti (1.348 € al mese) a scapito di chi lavora nel settore dei servizi alle persone (724 € al mese), dove sono occupate maggiormente le donne. Redditi dichiarati e Irpef pagato. In Italia si contano complessivamente 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti ai redditi del 2009) che dichiarano oltre 40 miliardi di €: tradotto in termini relativi, si tratta del 7,9% di tutti i contribuenti e del 5,1% del reddito complessivo dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 € (7mila in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2009 i nati all’estero hanno pagato di Irpef quasi 6 miliardi di € (pari al 4,1% dell’intero Irpef pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.810 € a testa. Ma gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi: infatti il 64,9% dei nati all’estero che dichiara redditi paga effettivamente l’Irpef, contro il 75,5% dei nati in Italia. Livelli di povertà. Il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2008), contro il 12,1% delle famiglie italiane. Il reddito percepito non permette loro di risparmiare, dal momento che i consumi superano, anche se di poco, le entrate familiari. Entrate che provengono per il 90% da lavoro dipendente e che vengono destinate, tra le altre cose, al pagamento dell’affitto, dal momento che appena l’11,3% delle famiglie straniere è proprietaria dell’abitazione di residenza. Disagio economico. Le famiglie straniere dichiarano maggiori difficoltà economiche rispetto a quelle italiane (dati 2008): il 24,8% dice di arrivare a fine mese con molta difficoltà (contro il 16,7% di quelle italiane), il 24% è stata in arretrato con il pagamento delle bollette (vs 11,2%), il 58,8% non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 € (vs 30,2%) e il 52,6% non può permettersi una settimana di ferie (vs 38,6%). “La raccolta e l’analisi dei dati sull’impatto economico dell’immigrazione” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “permette di delineare un profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non faccia parte esclusivamente delle agende politiche sulla sicurezza ma che sia riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e competitività: in sostanza un valore economico per la società.”
Scarica le tabelle
abstract del rapporto 

3 novembre 2011

Carta di soggiorno. Per i familiari non servono cinque anni di residenza

Il Tar del Piemonte ribalta l'intepretazione data finora da alcune Questure: l'anzianità quinquennale del permesso di soggiorno non risulta espressamente richiesto dalla norma. Leggi la sentenza Roma 3 novembre 2011 - Le fonti normative. L’articolo 9 del T.U. immigrazione (d.lgs. 286 del 1998), che disciplinava in passato la carta di soggiorno, è stato modificato, a seguito del recepimento da parte dell’Italia della direttiva europea n. 109 del 2003 (mediante il D.Lgs. n. 3 del 2007), che ha introdotto il Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, e prevede che “lo straniero in possesso, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità, che dimostra la disponibilità di un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e, nel caso di richiesta relativa ai familiari, di un reddito sufficiente secondo i parametri indicati nell'articolo 29, comma 3, lettera b) e di un alloggio idoneo che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge regionale per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica ovvero che sia fornito dei requisiti di idoneità igienico-sanitaria accertati dall'Azienda unità sanitaria locale competente per territorio, può chiedere al questore il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, per sè e per i familiari di cui all'articolo 29, comma 1.” L’articolo 29, richiamato dal citato articolo, regola il ricongiungimento familiare. Tra i familiari indicati al primo comma è indicato anche il coniuge non legalmente separato e di eta' non inferiore ai diciotto anni. Il comma 3 lettera b) dell’articolo 29 considera il reddito necessario ai fini del ricongiungimento familiare disponendo che questo deve essere non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale aumentato della metà dell'importo dell'assegno sociale per ogni familiare da ricongiungere. L’interpretazione dell’Amministrazione In alcuni casi, l’Amministrazione, anche se la norma di legge lo prevede espressamente, interpretando la direttiva in maniera restrittiva non rilascia, al familiare dello straniero che ha maturato il requisito per ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, lo stesso titolo di soggiorno se, anche il familiare non risiede legalmente in Italia da almeno cinque anni. Il requisito della permanenza in Italia per almeno 5 anni ha origine dalla stessa direttiva europea che al punto sei del preambolo prevede che “La condizione principale per ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo dovrebbe essere la durata del soggiorno nel territorio di uno Stato membro. Dovrebbe trattarsi di un soggiorno legale ed ininterrotto, a testimonianza del radicamento del richiedente nel paese in questione.” L’interpretazione del Tribunale Amministrativo Una recente sentenza del Tribunale Amministrativo del Piemonte (sentenza n. 1129 del 27 ottobre 2011), ribalta però tale interpretazione restrittiva. Nel caso di specie, si trattava di una richiesta di rilascio del permesso di soggiorno di cui all’articolo 9 del T.U. da parte di una cittadina albanese coniugata con un cittadino extracomunitario, che aveva richiesto ed ottenuto il permesso CE per soggiornanti di lungo periodo, per se e per i suoi figli. La Questura, aveva rigettato l’istanza motivando che la signora, non presentava il fondamentale requisito della permanenza regolare in Italia per almeno 5 anni. Inoltre, ad avviso della Questura, il rilascio del titolo di soggiorno di ex articolo 9 T.U. non sarebbe stato possibile in virtù dell’abrogazione del comma 4 dell’articolo 30 dello stesso T.U. ad opera del D.Lgs. 30 del 2007 (Il comma 4 abrogato prevedeva che “Allo straniero che effettua il ricongiungimento con il cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea, ovvero con straniero titolare della carta di soggiorno di cui all'articolo 9, è rilasciata una carta di soggiorno”). Presentato il ricorso avverso il provvedimento di rigetto, la ricorrente non contestava il fatto che non risiedesse in Italia da un quinquennio, ma che, avendo il coniuge raggiunto il requisito per ottenere il permesso di soggiorno CE soggiornanti di lungo periodo, anch’essa, in qualità di familiare come previsto dall’articolo 29, ne avesse diritto. I Giudici amministrativi, richiamando ulteriori pronunce (in particolare il Tar Emilia Romagna, sentenza n. 253 del 2009 e il Tar Umbria, sentenza n. 263 del 2009), in contrasto con l’interpretazione dell’Amministrazione, hanno ritenuto che, ferma restando la verifica dei requisiti da riferire al nucleo familiare (reddito sufficiente e alloggio adeguato), l'anzianità quinquennale del permesso di soggiorno non risulta espressamente richiesta dalla norma, per il coniuge o i figli minori conviventi per i quali pure sia stato richiesto il titolo. Inoltre, per quanto riguarda l’abrogazione del comma 4 dell’articolo 30, è stata ritenuta norma comunque non in contraddizione con la previsione della possibilità, per chi ne abbia i requisiti, di chiedere detto titolo "per sé e per i familiari di cui all'art. 29, comma 1" La conseguenza di tale assunti, è stata l’accoglimento del ricorso e l’annullamento del provvedimento del Questore da parte del Tribunale Amministrativo. Avv. Andrea De Rossi

Colf e badanti. 0,03 € l’ora per l’assistenza integrativa. Chi se ne ricorda?

Circa trecentomila iscritti alla Cas.Sa.Colf, eppure i versamenti sono obbligatori. Servono a pagare indennità per ricoveri e parti alle lavoratrici, ma anche un’assicurazione per i datori i lavoro in caso di infortunio Roma – 3 novembre 2011 – Tre centesimi per ogni ora di lavoro. Possono sembrare pochi, ma è quanto basta per dare qualche tutela in più, tra l’altro “obbligatoria”, a colf, badanti e datori di lavoro domestico. Dal luglio dello scorso anno è attiva Cas.Sa.Colf, che paga ai lavoratori indennità giornaliere in caso di ricovero, convalescenza e parto e il rimborso integrale dei ticket sanitari per alcune prestazioni specialistiche effettuate presso il Servizio sanitario nazionale. Per i datori di lavoro prevede invece fino a 50 mila euro di copertura assicurativa in caso di responsabilità civile per gli infortuni di chi cura le loro case o i loro cari. Si tratta di uno strumento previsto dal contratto collettivo di lavoro domestico e l’iscrizione è obbligatoria. Vuol dire che tutti i datori di lavoro domestico dovrebbero versare ogni tre mesi, insieme ai contributi previdenziali, 0.03 euro centesimi per ogni ora retribuita ( 0,01 euro sono a carico del lavoratore, quindi possono essere trattenuti dalla paga). Quanti se ne ricordano? “Finora abbiamo registrato 162 mila versamenti, considerato che riguardano datori e lavoratori stimiamo di avere circa trecentomila iscritti. Contiamo però di arrivare a mezzo milione entro Natale” rivela a Stranieriinitalia.it Bruno Perin, Presidente della Cas.Sa.Colf. “Registriamo una situazione un po’ a macchia di leopardo, con molte iscrizioni, per esempio, in Lombardia o Piemonte, e dati sottodimensionati nel Lazio o in Campania”. Il meccanismo dei versamenti, certo, non aiuta. Sui bollettini trimestrali dei contributi bisogna infatti inserire nella casella “C.ORG” il codice “F2” mentre nel campo “importo” va il risultato della moltiplicazione delle ore retribuite nel trimestre per € 0,03. Abbastanza per mettere in crisi più di qualche datore di lavoro, alla faccia della tanto sbandierata semplificazione che dovrebbe contrastare il sommerso nel lavoro domestico. Non sarebbe stato più semplice alzare di tre centesimi l’importo orario dei contributi versati all’Inps, che poi avrebbe potuto fare le dovute divisioni? “Lo abbiamo chiesto, ma l’Inps ha detto che non è possibile. Anche perché i versamenti sono previsti dal contratto collettivo, non dalla legge” spiega il presidente di Cas.Sa.Colf. Questo significa che chi non li versa non rischia di trovarsi a casa gli ispettori dell’Inps, il lavoratore potrebbe però fargli causa per vedersi riconosciuti, ad esempio in caso di ricovero, le indennità garantite dalla Cassa. Perin, comunque, è ottimista. “Il risultato raggiunto finora è buono, soprattutto grazie al passaparola e all’opera di consulenti, caf e patronati, ma vogliamo far partire anche una campagna comunicazione. Operiamo in un settore particolare, con soggetti deboli, queste tutele sono importanti. La prossima volta che compilate i bollettini ricordatevi di Cas.Sa.Colf”. Elvio Pasca

Video

Share

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More