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20 giugno 2011

Cresce l’imprenditoria straniera: 230 mila aziende nel 2010, raddoppiate in 5 anni.

Presentato il report del Centro Studi Cna: il 50% degli imprenditori immigrati è artigiano. Il lavoro autonomo “non è un ripiego”.

Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate le imprese con titolare straniero passando dalle 116 mila unità del 2005 alle oltre 230 mila alla fine dello scorso anno.
Un dato in costante e vivace crescita – una media di 20 mila nuove imprese all’anno – che sembra non aver risentito, a differenza del tessuto aziendale nazionale, della crisi economica. Il dato emerge dal rapporto L’imprenditoria straniera in Italia nel 2010 in cifre del Centro Studi Cna, presentato ieri a Roma.
Attualmente, si legge nel report, l’incidenza degli immigrati nel sistema imprenditoriale italiano, si attesta all’8,5%, 3 punti in più rispetto al 2005 (5,7%), un incremento scaturito dalla contemporanea diminuzione degli italiani imprenditori, il 9% in 5 anni.

La Confederazione artigiani sottolinea anche un altro aspetto peculiare dell’imprenditorialità straniera che, come dimostrano i dati, non deve il forte dinamismo alla difficoltà di accesso degli immigrati al mercato del lavoro nazionale, quasi una scelta di ripiego, perché nel 2010 i lavoratori stranieri occupati in Italia erano oltre 2 milioni, pari al 9,2% dell’occupazione complessiva. Una percentuale inferiore, tra i grandi Paesi europei, solo alla Spagna (13,9%), e cresciuta nel periodo 2006-2010 del 12,3% (contro +1,9% Germania, +3,2% Francia, +4,8% Spagna).

Complessivamente, il 19% delle imprese etniche è diretto da donne, la metà sono nell’artigianato (nel 2002 erano l’8% del totale).

Tra le nazionalità di origine spiccano il Marocco (16,4%), seguito da Romania (15,4%), Cina (14,7%) e Albania (10,4%). Più distanziato il Bangladesh, con il 4,3% del totale. Edilizia, commercio e riparazioni sono i primi tre settori nei quali operano le imprese straniere: il 37,4% nelle costruzioni, il 34,8% nel commercio e nelle riparazioni, il 9,9% nel manifatturiero, il 4,3% (soprattutto tessile, abbigliamento, articoli in pelle) nei servizi e il 3,8% nei trasporti e comunicazioni. È l’Italia centro-settentrionale, in particolare la Lombardia, l’area in cui si concentra la quasi totalità dell’imprenditoria straniera: circa l’87% delle aziende i cui titolari hanno una cittadinanza estera – evidenzia la ricerca – ha sede nel Centro-Nord, con un picco del 23% per la regione di Milano.

Sei le regioni dove si concentra il 78,2% delle aziende straniere: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio. Nelle restanti 14 regioni il peso delle imprese di immigrati è residuale, tra il 3 % e lo 0,5%.
(Red. immigrazioneoggi.it)

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