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30 ottobre 2011

Se gli immigrati vincono la corsa ai consumi

Tantissimi nuovi cittadini hanno preso d’assalto il nuovo megastore della Trony. Perché hanno la voglia, i mezzi e il coraggio di permettersi piccoli lussi. E aiutano anche il resto d’Italia a uscire dalla crisi Roma – 28 ottobre 2011 – C’è da chiedersi se faccia più notizia una città paralizzata dallo shopping o la scoperta che sono gli immigrati i protagonisti della corsa agli acquisti. Le cronache sull’inaugurazione del megastore Trony a Roma raccontano infatti che ieri c’erano soprattutto cittadini stranieri ad accalcarsi davanti alle vetrine e a uscire soddisfatti con le buste piene di televisori, smartphone e netbook. Per chi crede nella favoletta dell’immigrato povero e sfigato questo è un paradosso. Si incuriosisce, però, anche chi sa bene che le tasche dei cinque milioni di immigrati regolari che vivono in Italia non sono affatto vuote, però finora credeva che i loro redditi medio-bassi si esaurissero tra spese per il sostentamento, risparmi inviati in patria e impegni considerati più “seri”, come la rata del mutuo. In realtà, chi conosce a fondo questi consumatori non si stupisce affatto. “Sono giovani, hanno famiglia e un reddito stabile. Perché non dovrebbero spendere soldi? Nei loro acquisti sono oculati, ma proprio per questo motivo si affrettano a comprare quando ci sono offerte particolarmente convenienti” dice Giuseppe Albeggiani, amministratore di Etnocom, società specializzata in marketing e comunicazione interculturale. “Le catene distributive – aggiunge – conoscono l’importanza dei clienti immigrati, soprattutto se il loro posizionamento è basato sul prezzo, anche se questo è solo un acceleratore dell’acquisto. Credo infatti che chi ha comprato ieri approfittando degli sconti, avrebbe comunque comprato a Natale. L’immigrato ha un potenziale di acquisto più alto perché ha meno cose dell’italiano, quindi appena ha i soldi compra ciò che gli manca”. Il concetto è chiaro. Se ho già un ottimo ma vecchio televisore a tubo catodico, aspetterò prima di cambiarlo, al massimo, nell’attesa, acquisterò un decoder digitale. Se invece sono arrivato in Italia, ho trovato lavoro, ma non ho ancora un televisore tutto mio, appena risparmio un po’ di soldi compro il migliore che posso permettermi. C’è poi il valore di status symbol che hanno alcuni prodotti. L’esempio principe sono probabilmente gli smartphone, che secondo i dati di Etnocom sono in tasca a un immigrato su cinque. Uno strumento di comunicazione evoluto è importante per chi ha un network allargato, serve a lavorare, ma anche a chiamare via skype amici e parenti sparsi per il mondo. Avere però l’ultima versione dell’Iphone significa anche concedersi quello che gli esperti chiamano “un lusso sostenibile”. Se sento che in Italia ho raggiunto quello che per me è benessere, perché non comprarmi, anche a costo di qualche sacrificio, la Ferrari dei telefonini? Perché non dimostrare a me e agli altri che, nel mio piccolo, ce l’ho fatta? La telefonia, del resto, è uno dei settori trainanti dei cosiddetti consumi etnici. “Gli immigrati attivano quasi tre milioni di schede sim ogni anno con i vari operatori e spendono ogni mese più degli italiani. Chi pensa che si accontentino solo di telefonini di fascia bassa o di vecchia generazione è in errore, quello che è successo da Trony lo dimostra” conferma Gianluca Bellei, amministratore di Isi 2002, società specializzata nella vendita di servizi, anche telefonici, agli immigrati. E così, anche in un periodo nero per tutte le tasche, gli immigrati hanno comunque voglia di concedersi qualche piccola e meritata soddisfazione. Continuano a spendere, rilanciano i consumi e ci regalano un po’ di ottimismo, ingrediente raro, ma indispensabile, per uscire dalla crisi. Elvio Pasca

Gli immigrati per lo Stato? Un “affare” da 1,2 miliardi

Versano in tasse e contributi più di quello che ricevono in prestazioni pubbliche. L’analisi di Valeria Benvenuti (Fondazione Leone Moressa) e Andrea Stuppini (Regione Emilia Romagna) nel Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes Roma - 28 ottobre 2011 - Gli immigrati danno più di quello che ricevono. Belle parole? Sì, ma suffragate dai numeri. È infatti di 1,2 miliardi la differenza tra ciò che i cittadini stranieri versano a fisco e previdenza italiana e la spesa pubblica a loro dedicata, ad esempio per prestazioni sanitarie o servizi sociali. Lo rivela un dettagliato studio di Valeria Benvenuti (Fondazione Leone Moressa) e Andrea Stuppini (Regione Emilia Romagna) sull’impatto fiscale dell’immigrazione contenuto nel Dossier Statistico Immigrazione presentato ieri da Caritas Migrantes. Lo pubblichiamo integralmente qui sotto per gentile concessione degli autori.

26 ottobre 2011

Un nuovo mondo dentro Milano

Dialogo sulla ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà per Compagnia delle Opere: L’immigrato una risorsa a Milano a cura di Gian Carlo Blangiardo volume edito da Angelo Guerini & Associati Sono 250.000 gli immigrati provenienti da ogni parte del globo che vivono nel capoluogo lombardo, rappresentando il 19% della popolazione. Una percentuale che è ormai una risorsa perché, contrariamente ai fatti di cronaca che possono creare inutili generalizzazioni, ci sono moltissimi immigrati pronti a darsi da fare per conquistare la fiducia della città e garantirsi una vita migliore. intervengono Maria Grazia Guida, Vice sindaco di Milano Gian Carlo Blangiardo, Direttore del Dipartimento di Statistica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca Aldo Bonomi, Direttore dell’Istituto di Ricerca Aaster Aldo Brandirali, ex Assessore alle Politiche Giovanili introduce e coordina Massimo Ferlini, Presidente di Cdo Milano Ingresso libero per garantirsi il posto è consigliata la prenotazione

22 ottobre 2011

Permessi di soggiorno. “Legittimamente in Italia” anche chi attende rilascio o rinnovo

Lo prevede un articolo della bozza del decreto sviluppo che modificherà il Testo Unico sull’Immigrazione. Potrebbe sancire, una volta per tutte, il valore del cedolino
Roma – 20 ottobre 2011 – Chi ha in tasca la ricevuta della domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno è a tutti gli effetti un immigrato regolare.

Lo spiegò già nel 2006 una direttiva dell’allora ministro dell’interno Giuliano Amato, ma presto potrebbe sancirlo una volta per tutte anche il Testo Unico sull’immigrazione. Un modo per togliere ogni dubbio a qualche sbadato ufficio della pubblica amministrazione, ma anche ai datori di lavoro che, di fronte all’esibizione del cosiddetto “cedolino”, spesso non sanno come comportarsi.

La novità è nella bozza del Decreto Legge sullo sviluppo a cui sta lavorando il governo. Dice che il lavoratore straniero “in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno“ può “legittimamente soggiornare in Italia e svolgere l'attività lavorativa”. Questo “fino ad un'eventuale comunicazione dell'Autorità di pubblica sicurezza, da notificare anche al datore di lavoro, con l'indicazione dell'esistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso o al rinnovo”.

Per usufruire di questa possibilità, il lavoratore deve aver chiesto il primo rilascio del permesso quando ha firmato il contratto di soggiorno oppure deve aver presentato domanda di rinnovo entro sessanta giorni dalla scadenza del documento. Naturalmente, per dimostrarlo, dovrà avere con se la ricevuta con la data. Cioè il solito cedolino.


Parliamo di una bozza, che comunque potrebbe essere modificata o addirittura scomparire. Per saperne di più non rimane che aspettare il varo definitivo del tanto atteso Decreto Sviluppo.
Elvio Pasca

L’identità europea? È sempre più meticcia

 I figli di coppie miste in gran Bretagna sono diventati la minoranza più numerosa del Paese. Anche in Italia crescono sempre più velocemente, tanto da meritarsi due caselle del Censimento

Roma – 17 ottobre 2011 - I figli della globalizzazione in Gran Bretagna sono già due milioni, il 2% della popolazione,  e raddoppieranno entro il duemilaventi, continuando poi a crescere sempre più velocemente. I loro genitori hanno nazionalità diverse, sono quelli che, nell’ultimo censimento del Regno Unito, avrebbero dovuto barrare la casella “razza mista”.

È uno studio della Bbc citato oggi da Repubblica a dare un quadro aggiornato di questa generazione dalla doppia identità, o, meglio, dall’identità meticcia, che è diventata la minoranza più numerosa in Gran Bretagna. Presto potrebbe accadere anche nel resto del Continente se l’isola si confermerà ancora una volta anticipatrice di tendenze che coinvolgono poi tutta l’Europa.

Lo studio dimostra che questi ragazzi sono tutt’altro che “disagiati”. Il 79 percento raggiunge gli standard di eccellenza scolastica stabiliti dal ministero dell’istruzione per i bambini di dieci anni, “la stessa percentuale dei figli di britannici di origine indiana, mentre i figli dei bianchi che ottengono lo stesse livello accademico sono il 77 percento, quelli di pachistani e bengalesi il 67, quelli dei neri il 65” scrive il quotidiano.

“Due etnie, due nazionalità, due lingue, al posto di una sola: è dunque questo il nostro domani” avverte il rapporto della Bbc. E intanto, la prima sfida, sarebbe definire questa categoria con un nome migliore di quel “razza mista” che presupporrebbe l’esistenza di una razza, diversa da quella umana, ancora tutta da dimostrare.

E in Italia? L’Istat ha già documentato la crescita inarrestabile dei figli di coppie miste, cioè con almeno un genitore italiano (24mila nel 2008, 25mila nel 2009, oltre 30mila lo scorso anno), ai quali andrebbero aggiunti anche i figli di immigrati di nazionalità diverse che hanno messo su famiglia insieme nel nostro Paese.

Nei questionari del censimento che si stanno riempiendo in questi giorni tutta Italia ci sono anche le domande “Dove è nata Sua madre?” e “Dove è nato Suo padre?”. L’occasione giusta per capire (se ci fosse bisogno di ulteriori conferme) quanto l’Italia sia già un Paese meticcio.

15 ottobre 2011

Immigrazione in Italia e condizione giuridica dello straniero. Ciclo di incontri all’università di Cagliari

Da decenni si assiste ad un flusso migratorio che, di volta in volta ha interessato vai Paesi e varie popolazione. Rifacendomi soltanto ai flussi migratori del secolo scorso, si prende coscienza del fatto che anche noi italiani ad inizio del 900, per avere qualche possibiità di lavoro e di inserimento sociale eravamo costretti ad emigrare verso i caldi Paesi del Sud America. Molti erano costretti a fare i bagagli e cercare di sbancare il lunario in territori stranieri, e, non si sa fino a che punto ospitali. Ma questo è quanto. E’ un dato di fatto che ci viene trasmesso dalla storia. Un dato inconfutabile del quale nessuno di noi italiani può dimenticarsi. I flussi migratori però non hanno interessato soltanto noi Italiani. Anzi la storia è come una ruota che gira, ed è proprio per questo che anche popolazioni, più arretrate sotto l’aspetto economico, e con una popolazione enorme, sono state costrette a mettere alla porta numerosi gruppi familiari o semplici cittadini perchè non avevano più i mezzi di sostentamento per far vivere costoro in una situazione di benessere e di dignità sociale. Il fenomeno migratorio è diventato grande, maturo ed è conosciuto da tutti. Adesso però sono sempre maggiori le richieste di aiuto da parte di Stati poveri per arginare questo fenomeno. Non è lecito sapere se nel futuro tutto questo possa essere definito come un qualcosa del passato. Possa essere dimenticato o attutito. Di questo sinceramente ho i miei dubbi; ma questa è semplicemente un pensiero del tutto personale che può essere accettato o meno dai lettori. Il nostro Paese però facendo parte dell’Unione Europea, e recependo tutte le disposizioni che si trovano in vari trattati, rende possibile e concreto l’inserimento dello straniero nel circuito lavorativo e sociale della nostra nazione. Si evidenziano così tutta una serie di diritti che vengono ad rafforzare la posizione del cittadino all’interno della società. Il civis comune deve essere tutelato in ogni sua forma. Per sensibilizzare su questo tema, le facoltà di Giurisprudenza ed Economia l’Università degli studi di Cagliari, con la collaborazione della Caritas cagliaritana organizza un convegno che verrà articolato in più sedute dal titolo "Condizione giuridica dello straniero e l’immigrazione in Italia". Si dibatterà su questa tema nei seguenti appuntamenti:venerdì 21 e sabato 22 ottobre, venerdì 11 e sabato 12 novembre 2011. Per maggiori informazioni visita il sito www.unica.it Marco Cristofaro

12 ottobre 2011

Riforma della cittadinanza e diritto di voto. Ecco come raccogliere le firme

Il vademecum per partecipare attivamente alla campagna "l’Italia sono anch’io". Passo dopo passo, dalla costituzione di un comitato alla presentazione delle due proposte di legge in Parlamento

Roma - 7 ottobre 2011 - Non era difficile prevedere che la campagna “L’Italia sono anch’io” scatenasse l’entusiasmo dei lettori. Le due proposte di legge di iniziativa popolare che vogliono riformare la legge sulla cittadinanza e portare gli immigrati alle urne toccano evidentemente temi da tempo nel cuore di chi segue Stranieriinitalia.it

In tanti ci chiedete dove si può firmare. Vi rimandiamo a questa pagina web, dove verranno pubblicati i vari appuntamenti. C’è però anche chi vorrebbe fare di più, partecipando attivamente alla raccolta delle firme. In questo caso potete rivolgervi a uno dei comitati territoriali che si sono già formati in tutta Italia (qui la lista) o, se nella vostra zona non ce ne sono ancora, contattare il comitato nazionale per formarne uno (info@litaliasonoanchio.it , cell 39 348 655 41 61).

Una premessa importante: per raccogliere le firme non bastano banchetto, carta, penna e buona volontà, ma bisogna seguire un percorso preciso disciplinato dalla legge. È illustrato nel dettaglio in questo VADEMECUM scritto dai promotori, qui di seguito ne riassumiamo le tappe principali.

Sono i comitati a fornire il materiale necessario per raccogliere le firme, a cominciare dagli indispensabili moduli. Questi sono infatti stampati su una carta di un formato, un peso e un colore particolari e quindi non possono essere semplicemente scaricati da internet e stampati in proprio oppure fotocopiati.

I moduli vanno fatti vidimare in Tribunale o in Comune, poi bisogna anche trovare un “autenticatore” per ogni banchetto. Questo ruolo può essere ricoperto solo da alcune categorie di persone ( come notai, sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali, giudici di pace, funzionari ecc.), che in alcuni casi dovranno chiedere anche delle autorizzazioni.

Un’autorizzazione è indispensabile anche per sistemare sul suolo pubblico il banchetto, dopodichè può iniziare la raccolta. Possono firmare (e questo deluderà purtroppo molti dei lettori) solo i cittadini italiani che hanno compiuto diciotto anni e risiedono in Italia. Andranno registrati anche i loro dati anagrafici, poi toccherà all’autenticatore apporre timbro e firma sul modulo.

Non è ancora finita. Una volta riempiti e autenticati, i moduli vanno infatti presentati al Comune, che deve certificare che ogni nominativo registrato appartiene a una persona iscritta alle liste elettorali. Dopo questo passaggio, possono essere inviati al Comitato Nazionale, che li raccoglierà per presentarli tutti insieme, entro i primi di marzo, in Parlamento.

Se pensate di potercela fare, siete già a buon punto. Buona raccolta!

Elvio Pasca

Milano entra nel Network delle città interculturali

Insieme ad Comuni italiani promuoverà l’integrazione e definirà buone prassi di governo dell’immigrazione. Majorino: "Una scelta ovvia, dopo gli anni della paura torniamo ad essere un luogo di incontro" Roma – 10 ottobre 2011 - Il Comune di Milano è entrato a far parte del network italiano delle città interculturali, a cui già aderisconocittà come Genova, Torino e Reggio Emilia. Il Network intende promuovere un’azione di sensibilizzazione ai valori positivi della diversità culturale intesa come una risorsa e non come una minaccia. Ne fanno parte città che collaborano sui temi dell'integrazione e delle politiche di governance dell’immigrazione, definendo e mettendo in rete buone prassi di governo locali, per migliorare il dialogo interculturale e la partecipazione delle varie comunità alla loro vita. “L’adesione alla rete delle città interculturali rappresenta per noi una cosa ovvia” dice l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. “Siamo convinti che Milano, dopo gli anni della “paura” e della diffidenza debba tornare ad essere la città degli ‘attraversamenti’, degli intrecci, dell’incontro tra popoli dalle diverse biografie. In questo quadro, per esempio, le azioni che stiamo intraprendendo per le cosiddette seconde generazioni sono per noi un impegno importante e prioritario a cui daremo continuità”. Secondo l’assessore alla Cultura Stefano Boeri, "Milano non ha alcun bisogno di integrazione. E' già una città-mondo ricchissima di tradizioni e culture, ospitando quasi 200 comunità straniere che a Milano lavorano, studiano, vivono. E che vogliono partecipare alla crescita di questa città, generosa ma anche esigente, che chiede il contributo di tutti: da un lato perché vuole che nessuno si senta escluso, dall'altro per arricchirsi sempre di più”.

Eugert Zhupa, il campione al traguardo della cittadinanza italiana

Dopo esser cresciuto qui, in questi giorni prenderà il passaporto tricolore. Intanto la giovane promessa del ciclismo si aggiudica la gara dedicata ai 150 anni dell’Unità Roma – 11 ottobre 2011 - È indossando una maglia rossa con l’aquila albanese sul petto che il giovane ciclista Eugert Zhupa sabato scorso ha vinto la sua quinta gara stagionale. Primo tra i centotrentaquattro partecipanti alla gara organizzata a Basilicagioano dal gruppo sportivo Parmense per celebrare i centocinquant’anni dell'Unità d'Italia. Il ventunenne Zhupa è in Italia da quindici anni e vive a Scandiano, vicino Reggio Emilia. Ha iniziato a gareggiare in bici a tredici anni, vincendo quattro gare con la Ciclistica 2000 di Rubiera per poi passare alla Nial Nizzoli di Correggio con la quale si aggiudica altre sette vittorie. Oggi è tra le file dell’Unione Ciclistica Trevigiani e milita tra i dilettanti under 23. In questa stagione ha vinto quattro gare oltre a quella di sabato, a Mareno, San Vendemiano, e una su strada e una su pista in Albania. Le tante vittorie e la giovane età potranno presto aprirgli la strada del professionismo, ma non è questo l' unico traguardo che insegue. Il ragazzo che corre con la maglia rossonera, soprannominato dai compagni “l’Aquila dell’Albania”, dopo tanti anni passati in Italia prenderà solo tra pochi giorni la cittadinanza tricolore. La vittoria nella gara dedicata ai 150 anni della sua nuova patria sarà di buon augurio. Leggi anche: Eugert Zhupa çiklisti kampion që garon me fanellën kuqezi (Shqiptariiitalise.com) Ke.Bi.

I vescovi: "Regolarizzare chi lavora"

Miglio (Cei): "Tanti hanno già un’occupazione eppure continuano ad essere clandestini. Favorire contatti tra i migranti e i familiari rimasti in patria" Roma – 11 ottobre 2011 - - Il bene dell'Italia "non può prescindere da quello dell'Europa" e, in particolare, dalla situazione dei Paesi da dove arrivano molti immigrati. E' il messaggio che monsignor Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato per le Settimane Sociali dei cattolici italiani, lancia da Chisinau in apertura della prima Settimana Sociale dei cattolici moldavi, che si chiuderà sabato prossimo. "Nel corso della nostra ultima Settimana Sociale, a Reggio Calabria, uno dei punti di riflessione - ricorda monsignor Miglio in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa - era 'includere le nuove presenze', pensando agli immigrati e ai loro figli nati in Italia, e al bisogno che la nostra società ha di loro. Qui, invece, si vede la realtà migratoria da parte delle famiglie, delle donne che vanno a lavorare all'estero lasciando marito e figli". La Moldova e' il Paese più povero dell'Est europeo e un quarto della sua popolazione è emigrato, soprattutto in Italia. L’esponente della Cei invita pertanto ad "avere un senso di responsabilità verso questo Paese" e sottolinea la necessità di "una promozione di politiche familiari a vasto raggio, che riguardi non solo i Paesi dell'Unione europea ma tutto il continente". Miglio chiede poi di "favorire con tutti i mezzi possibili contatti più frequenti tra chi emigra e i familiari rimasti a casa", anche agendo sul "lavoro sommerso”. Si dovrebbe quindi facilitare “ la regolarizzazione di tanti che un lavoro ce l'hanno, magari come badanti nelle nostre famiglie, eppure continuano ad essere 'clandestini'".

7 ottobre 2011

Già diecimila sì per la riforma della cittadinanza e il diritto di voto

Inizia bene la raccolta firme per le due proposte di legge di iniziativa popolare della campagan "l’Italia sono anch’io". Miraglia (Arci): "Sono temi che ai cittadini interessano, stiamo parlando del futuro dell’Italia" Roma – 6 ottobre 2011 – Cambiare le regole sulla cittadinanza rendendo subito italiane le seconde generazioni e far votare gli immigrati alle elezioni amministrative. I due traguardi della campagna "l’Italia sono anch’io" appaiono ancora lontani, ma intanto, lo scorso week end, c’è stato un salto in avanti. Sono già diecimila le firme raccolte in tutta Italia sotto ognuna delle due proposte di legge di iniziativa popolare promosse da una ventina di associazioni. Ne mancano quarantamila, da raccogliere entro la fine di febbraio, poi si potrà bussare al Parlamento. "Il risultato finora è ottimo. La gente è interessata, si ferma a informarsi, discutere e firmare. Per noi è la conferma della bontà dell’idea che è alla base di questa iniziativa: investire il territorio, tutti i cittadini, di una discussione positiva sull’immigrazione, lontana dalla solita chiave di paura e insicurezza strumentale ad una certa politica" dice a Stranieriinitalia.it Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci. "L’anno scorso – aggiunge - sono nati in Italia 78mila bambini che dovranno aspettare diciotto anni per diventare italiani. La domanda su quale debba essere il loro futuro, e quindi il futuro di tutto il nostro Paese, interessa la gente, ci investe tutti. Dovrebbe quindi interessare anche la politica". Diritto di voto per gli immigrati e riforma della cittadinanza non sono però temi nuovi per il Parlamento. Le proposte di legge presentate finora si sono sempre arenate. Perché quelle di questa campagna popolare dovrebbero avere un destino diverso? "Perché vengono dal basso e la politica non le può ignorare" risponde Miraglia. "Le nostre sono proposte semplici e chiare sulle quali è facile schierarsi. Sono una sorta di referendum su un’idea di governo dell’immigrazione che guardi davvero al futuro. Un dibattito pubblico al quale la politica non deve più sottrarsi". Intanto, la caccia alle firme continua. Lo scorso week end erano attivi una trentina di comitati locali, intanto se ne stanno costituendo altri in tutte le regioni e le città, dal Trentino alla Sicilia, dal Friuli alla Sardegna. "Presto i comitati raddoppieranno. Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma se continua così supereremo abbondantemente le cinquantamila firme sotto entrambe le nostre proposte". Elvio Pasca

5 ottobre 2011

PROGETTO MY WORKER - FEROCI(CARITAS):"POLITICI SI IMPEGNINO PER LAVORO" SOLDINI(CGIL):"INIZIATIVA POPOLARE PRO DIRITTI FONDAMENTALI'". CENTRELLA(UGL):"PRONTI A CONTRASTARE OGNI ILLEGALITA'"

Nonostante la difficile situazione che il Paese attraversa,la disoccupazione che si allarga, le difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro, tanto da contare oltre due milioni di giovani che stanno abbandonando ogni speranza di trovare un lavoro, le prospettive di un flebile recupero economico finanziario del Paese, ci si deve adoperare per trovare "spiragli positivi" ed il progetto MY Worker va proprio in questo senso : è in sostanza quanto affermato da Mons. Enrico Feroci, Direttore della Caritas di Roma alla presentazione del Progetto My Worker, un sito on line per l'incontro della domanda e dell'offerta di lavoro legale degli immigrati in Italia, realizzato da giovani laureati italiani e immigrati coordinati dal SEI UGL (vedi: http://www.italiannetwork.it/video.aspx?id=1000). Mons. Feroci ha ricordato, tra l'altro, le parole del Papa nella Enciclica Caritas in veritate, in cui sottolinenando il positivo apporto degli immigrati al Paese di accoglienza che al Paese d'origine grazie al loro lavoro ed alle rimesse, afferma come gli immigrati non possano essere considerati un semplice fattore di produzione ma siano soggetti di diritti fondamentali inalienabili. Eppure, il direttore della Caritas ha fatto presente il paradosso del nostro Paese in cui si è consapevole dell'importanza che i nuovi arrivati rivestono per l'economia ma al tempo stesso si è reticenti e timorosi nel concedere i diritti che spettano loro come cittadini e lavoratori. Serve, dunque agli immigrati "impegno" al posto della rassegnazione e "creatività" al posto dell'abitudinario. Con il progetto My Worker, dunque, voi siete un esempio" ha stigmatizzato Mons. Feroci, che non ha mancato di rilevare le inefficienze delle stesse istituzioni ricordando come dall'ultimo Dossier statistico sull'immigrazione - in preparazione - si evinca come le domande dei permessi di soggiorno scadute si equivalgano al numero dei nuovi ingressi, vanificando così il processo di inserimento degli immigrati già avviato. Un ciclo devastante già vissuto, purtroppo, dalla emigrazione italiana in Germania, dove solo un emigrato italiano su otto si è potuto inserire nella società tedesca. Monsignor Feroci non ha prospettato false speranze, facendo presente come nella situazione attuali siano pochi i posti di lavoro disponibili rispetto alla massa dellr richieste ma si tratta pur sempre di lavoro che risolve le esigenze di un certo numero di lavoratori immigrati e come tale va perseguito e favorito. In questo senso, dunque, il progetto MY worker rappresenta un valido strumento. Ma il prelato ha concluso lanciando anche un appello ai politici perchè si impegnino per "una società dove il lavoro non manchi e non sia un fattore sporadico ed intermittente". E sui meccanismi "irrazionali" che caratterizzano l'ingresso degli immigrati nel mondo del lavoro del nostro Paese si è soffermato il responsabile dell'Area Immigrazione della CGIL, Piero Soldini.... "Meccanismi" che hanno adito a situazioni di iniquità e sfruttamento voluto a vantaggio delle esigenze produttive di alcune aree del Paese, vedi quelle agricole - ha denunciato l'esponente della CGIL....che ha sottolineato l'importanza delle due proproste di legge di iniziativa popolare sul riconoscimento della cittadinanza e la concessione del voto amministrativo degli immigrati: un diritto fondamentale negato a quanti lavorano per il nostro Paese... Mentre, occorrerebbe riconoscere l'apporto ed il valore di molti giovani lavoratori immigrati, ha fatto presente il Presidente dell'Associazione "Nessun luogo è lontano", Fabrizio Molina, rilevando il livello di preparazione del team di giovani che hanno elaborato e messo a punto lo stesso Progetto My Worker. Sull'azione comune dei due sindacati CGIL e UGL nell'ambito delle battaglie per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori stranieri in Italia ha aperto il Segretario Generale dell'UGL Giovanni Centella, che comunque non ha mancato di sottolineare come la funzione del sindacato sia estranea all'ìintervento politico. Un'azione comune che dovrebbe essere portata avanti in tutti i campi - ha fatto presente l'esponente della UGL - in un momento così delicato come quello che sta attraversando il nostro Paese, con un'economia che va a rotoli e che non cresce. Una riflessione ed un invito a tutte le forze sindacali e politiche di maggioranza e di opposizione ad unirsi per portare fuori dalle acque agitate in cui versa il Paese per lasciare solo ad un momento successivo l'affermazione delle diverse posizioni. Convinto plauso di Centrella all'iniziativa promossa dal SEI UGL con My Worker ma anche al complesso dall'azione che il Presidente del SEI UGL Luciano Lagamba sta portando avanti nella concretizzazione della mission che il sindacato della UGL conduce nella società italiana ed a livello internazionale. Un'iniziativa seria che assicura i diritti di entrambe le parti dando risposta alle esigenze fondamentali dei lavoratori e dei cittadini. Il Segretario dell'UGL non ha mancato di ricordare le difficoltà che i lavoratori italiani hanno incontrato nel loro passato migratorio quando spesso si leggeva all'ingresso dei servizi pubblici di alcuni Paesei come fosse vietato l'accesso "ai cani" ed agli "immigrati". Un'azione d'intervento a tutela di cittadini e lavoratori che Centella ha esteso a tutto il contesto italiano, sottolineando come il sindacato della UGL sia pronto a combattere illegalità e discriminazioni in tutti gli ambiti della vita sociale.(03/10/2011-ITL/ITNET)

Quei figli di immigrati in cerca di identità

Marco Mirabile «Genitori immigrati e figli di seconda generazione» è il titolo del convegno organizzato dal Tavolo immigrazione e cittadinanza del Comune di Parma, ospitato nell’auditorium dell'Ipsia "Primo Levi": dieci ore di libero confronto sul tema delle «seconde generazioni», i ragazzi figli di immigrati nati o arrivati giovanissimi in Italia, un tema specifico e diverso da quello più generico di «immigrazione». L'incontro si è aperto con gli interventi degli studenti stranieri e italiani, che hanno ragionato sulle loro esperienze di vita quotidiana, provocando alcune importanti riflessioni. «Questi interventi sono un’occasione di vera crescita per noi adulti, abituati a non affrontare criticamente la realtà dell’integrazione - ha detto Adriano Cappellini, dirigente dell’istituto professionale -. I ragazzi hanno la capacità di cogliere le criticità e gli aspetti positivi della vita sociale, da loro arriva un aiuto a noi italiani per capire come gestire il fenomeno». «L’Ipsia - continua Cappellini - è una scuola che ha il 40% degli iscritti di origine straniera, ben quarantacinque etnie. Avere studenti di seconda generazione è una risorsa, molti di loro hanno evidenti doti linguistiche e capacità di mediazione culturale. Ma sono ragazzi che scontano alcune difficoltà psicologiche e sociologiche, che vivono due faticose realtà: l’identità della famiglia di origine, e la società italiana in cui loro si riconoscono, che però non riconosce loro». Dal dibattito è emerso che i figli di seconda generazione non hanno un’identità strettamente legata al concetto di nazione, ma ragionano sull'identità di appartenenza all’umanità e al mondo. «Parma ha un alto tasso di integrazione - ha dichiarato Leonor Grossi, vicecoordinatrice del Tavolo immigrazione e cittadinanza -. Gli stranieri regolari sono il 14%, circa 26.450 cittadini extracomunitari in regola e residenti in città. Sono dati sui cui dobbiamo ragionare tutti assieme, che rendono prioritario il dialogo tra italiani e stranieri, tra adulti e ragazzi, proprio com'è avvenuto qui all’Ipsia. Quando c'è relazione, si trovano soluzioni». Il convegno è proseguito con gli interventi di Maruan Oussaifi dell’associazione Anolf-Seconde generazioni (Associazione nazionale Oltre le frontiere) e di Cleòphas Adrien Dioma del Tavolo immigrazione. Nel pomeriggio sono intervenuti Simone Ferrarini, pittore e docente di progetti sul graffitismo, e il sociologo Adel Jabbar. Fonte: Gazzetta di Parma.it

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